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Approvata una deroga per assumere medici ucraini, ora che speranza abbiamo?

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CASERTA –  Lo scorso 17 marzo sulle restrizioni Covid è stato decretato nel decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri il mantenimento dell’obbligo di vaccinazione per il personale sanitario. Tale obbligo resterà quindi vigore oltre il termine dello stato di emergenza, fino, almeno, al 31 dicembre prossimo.

Migliaia di sanitari sospesi

La norma prevede che, in caso di mancata vaccinazione, l’operatore sanitario debba essere sospeso senza stipendio. Il Ministero guidato da Speranza non ha fornito dati aggiornati circa il numero del personale sospeso finora e le ultime informazioni risalgono al novembre scorso. In quel periodo si parlava di circa 2mila sanitari sospesi in tutto il territorio nazionale. Numeri che tuttavia sembrano decisamente al ribasso, tenuto conto che nella sola città di Torino veniva data notizia della sospensione di 279 tra medici e odontoiatri per mancata vaccinazione.

In ogni caso si tratta di numeri consistenti che hanno un impatto su un settore sanitario già disastrato da anni di mancati investimenti e austerità. Tant’è che erano arrivati nel tempo appelli da parte delle istituzioni locali per la riammissione del personale sospeso, come il presidente dei Primari di Padova, Giampiero Avruscio: “Dev’essere rivista la norma che allontana il personale sanitario non vaccinato”. A distanza di tre mesi quell’appello è rimasto inascoltato da parte del Governo.

La deroga per assumere medici ucraini

Mentre l’esecutivo decide così di privare il settore sanitario di migliaia di risorse umane qualificate, d’altra parte sceglie di abbassare gli standard per l’assunzione di sanitari provenienti da oltreconfine. Si tratta di una piccola clausola inserita all’interno del decreto legge, l’ennesimo, sottoscritto dal Consiglio dei Ministri lo scorso 18 marzo e che affronta il conflitto tra Russia e Ucraina.

Nel comunicato stampa del Governo che presenta il testo si può leggere una norma classificata tra gli aiuti umanitari:

Deroga temporanea alla disciplina del riconoscimento delle qualifiche professionali sanitarie per medici ucraini. Sino al 4 marzo 2023 è consentito l’esercizio temporaneo delle qualifiche professionali sanitarie e della qualifica di operatore socio-sanitario ai professionisti cittadini ucraini residenti in Ucraina prima del 24 febbraio 2022 che intendono esercitare nel territorio nazionale – presso strutture sanitarie o sociosanitarie pubbliche o private – una professione sanitaria o la professione di operatore socio-sanitario in base a una qualifica professionale conseguita all’estero e regolata da specifiche direttive dell’Unione europea.

In pratica viene consentita l’assunzione tra medici e infermieri di cittadini ucraini, nonostante questo Paese non faccia parte dell’Unione europea e quindi il riconoscimento del titolo di studio sia abitualmente sottoposto ad un iter di verifica.
Solo un ucraino su tre è vaccinato
L’aiuto umanitario e il supporto ai profughi per un inserimento nel contesto italiano sono sicuramente intenti nobili e apprezzabili, tuttavia tale deroga non può che far sorgere un dubbio: non è che il Governo italiano intende coprire i posti lasciati dai sanitari sospesi con i cittadini ucraini?

Questa deroga fa poi sorgere un’altra questione e che riguarda il livello di vaccinazione in Ucraina. Sappiamo infatti che solo il 34% degli ucraini ha completato il ciclo vaccinale e di conseguenza è ragionevole pensare che questa stessa percentuale sia da applicare al personale sanitario. Se un medico ucraino su tre è vaccinato come si comporterà il Governo italiano che ne incoraggia l’assunzione? Ci sarà un’altra deroga speciale, discriminando così ulteriormente gli operatori sanitari italiani che hanno scelto di non vaccinarsi?
Il Ministro Speranza dovrebbe fornire chiarimenti, anche per rispetto delle migliaia di persone, qualificate per lavorare, e che tuttavia non ricevono da mesi lo stipendio.

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