E’ giunta la replica della stessa Lucia Annunziata, che attraverso una lettera ha voluto scusarsi facendo, stavolta, molta attenzione alle parole, ma non per offrire delle scuse doverose: “Nel corso dello speciale Tg3 ho criticato una certa retorica consolatoria che circola in merito a un supposto successo della integrazione della comunità ucraina in Italia, dicendo ‘migliaia di camerieri, cameriere e badanti’. Frasi che al di là del contesto e delle intenzioni sono suonate inopportune, offensive, e soprattutto un atto di estrema stupidità. Un inciampo che un conduttore dovrebbe sempre saper evitare. Me ne scuso, sinceramente. Il lavoro che come trasmissione stiamo facendo da tempo con cura e precisione sulla crisi spero dimostri quanto il nostro impegno nei confronti dell’Ucraina e dei suoi cittadini sia senza alcuna ambiguità al loro fianco“. Merita anche il termine ‘possono’ nella lettera aperta di Antonio Di Bella: “Rilevo dai social che alcuni miei commenti in studio ‘fuori onda’ nello Speciale Tg3 sulla guerra possono avere offeso la comunità ucraina in Italia e in particolare la sua componente femminile. Erano frasi da non pronunciare. Me ne rammarico e chiedo scusa alle donne e agli uomini della comunità ucraina in Italia“. Più che inciampo ci sembra una caduta, ma siamo ben oltre quella di stile. Non pronunciare una frase, come si evince chiaramente dalle balbettanti giustificazioni degli interessati, purtroppo evidentemente non cancella il fatto di pensarla che queste “scuse”, infatti, non smentiscono.
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Una gaffe però- sottolinea l’ex candidato sindaco Guerriero – è uno strafalcione, non un’espressione con cui si denigra un popolo che tra l’altro in questo momento così delicato può contare da parte nostra solo parole di conforto, non l’aiuto concreto che meriterebbe. Parole denigratorie nei confronti di una fetta della popolazione che pur di sostenere la propria famiglia è disposta a fare lavori umili e con i quali evidentemente acquisiscono più dignità di chi millanta una superiorità ideologica e sociale ma poi si lascia andare a parole di disprezzo per le quali si dovrebbe sprofondare nell’oblio. L’ondata di indignazione, guarda caso, è scoppiata solo sui social ed è accompagnata da sparuti comunicati, come spesso accade quando a “inciampare” è la sinistra, mentre quando le parole choc sono proferite dall’altra parte si è disposti anche a scendere in piazza. Di certo fa specie che le parole denigratorie nei confronti di emigrati e lavoratori arriva da chi ritiene di essere dalla parte di coloro che li difendono.
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