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AMBC: Perché votare NO al Referendum del 20 e 21 settembre

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Comunicato Stampa dell’Associazione Mondragone Bene Comune

“Prima del lockdown avevamo già dato voce alle diverse posizioni sul voto referendario del 20 e 21 settembre prossimi, ha dichiarato il portavoce dell’AMBC Gianni Pagliaro, cercando di abbattere- almeno un po’– lo spesso muro di silenzio eretto nell’indifferenza anche di coloro che dovevano fare della trasparenza il loro agire politico (ricordate la diretta streaming comica dell’aprile 2013 tra Pierluigi Bersani- Enrico Letta e Vito Crimi- Roberta Lombardi?). E’ Giovanni Caprio dell’AMBC, impegnato in questo giorni —insieme a tutti noi– a sostegno della campagna elettorale di GIOVANNI ROMANO, candidato di EUROPA VERDE CAMPANIA DEMOS, a ritornare sulle sue ragioni del NO.” “La riduzione dei parlamentari non è certo un tabù, ma quella proposta è una riforma a casaccio, palesemente demagogica e qualunquistica. Si procede con una riduzione della rappresentanza senza le nessarie riforme del sistema istituzionale, con il serio rischio di continuare –anche con meno parlamentari -ad avere un Parlamento nominato, ancora più inefficiente e inefficace e addiritturapeggiore di quello attuale. E la demagogia e il qualunquismo hanno connotando anche il clima nel quale, ha continuato Giovanni Caprio, si è svolta questa strana campagna referendaria estiva, soprattutto via social. Un clima ancora una volta avvelenato e condizionato dall’antipolitica. Per motivare il mio NO mi limito a riportare quantoscritto di recente da Roberto Bin, ovvero che “… l’idea che la politica non debba costare è semplicemente stupida e porta con sé il disastro. L’Italia è l’unico paese della Ue che non sostiene con danaro pubblico i partiti: è stato un Governo di centro-sinistra (Letta) ad abolirlo, per inseguire il M5S sul suo terreno, quello dell’antipolitica. È la solita debolezza della sinistra: quella che ha portato nel 1999 il Governo D’Alema a bombardare Belgrado, a far approvare la riforma costituzionale dell’art. 48 consentendo la riserva di seggi alle camere per gli italiani residenti all’estero, coronando il sogno di Mirko Tremaglia (An), ad approvare – inseguendo il “federalismo” della Lega di Bossi – una riforma confusionaria della disciplina costituzionale delle regioni. Figli di un’idea così sbagliata sono la “discesa in politica” di esponenti della “società civile”, per sostituire la “casta” (Berlusconi ne è il loro capostipite), e l’“uno-vale-uno” che ha consentito al M5S di mandare in parlamento – e al governo – gente senza arte né parte, ben felice di conquistare uno stipendio da favola (a proposito dei costi della politica).” E il costituzionalista ha poi aggiunto: “che nella politica non si debba investire è un’enorme sciocchezza: nessuno farebbe gestire la sua piccola impresa dal primo preso per strada, possibilmente non pagandolo; e invece si pensa che questa sia una soluzione adatta a gestire il paese. È un’idea troppo stupida per non essere combattuta.” Più che le inesattezze agitate su questo referendum (e non sono poche), colpisce quindi che questa riduzione della rappresentanza –ha continuato Giovanni Caprio– non sia stata progettata per migliorare il lavoro delle Camere, ma agitata contro la Politica, sempre più intesa come summa del disvalore e contro il Parlamento, per ridurne le sue funzioni e trasformarlo in uno strumento marginale della democrazia. E’ una proposta nata da unalunga campagna d’odio tutta giocata sulla sfiducia e sul qualunquismo, agitati per costruirsi un consenso fondato sulle illusioni dell’antipolitica. E’ il culmine dei continui attacchi al Parlamento, alla “casta” e alle “poltrone”. E’ il frutto dell’ansia contro-democratica di un giacobinismo digitale senza la caratura culturale del giacobinismo. E’ la conseguenza di un’avversione verso la democrazia rappresentativa portata avanti da chi voleva cambiare il Palazzo, ma da esso è stato radicalmente cambiato e ad esso si è totalmente e piacevolmente assuefatto. Riuscirono a cambiare il Palazzo, seppur in  parte, 4 deputati Radicali nel 1976, a dimostrazione che spesso bastano 4 amici al bar. Ovviamente dipende dalla qualità dei 4 amici al bar. Tagliare così il numero dei parlamentari, cioè senza intaccare minimamente i punti critici del nostro sistema istituzionale, vuol dire soltanto, ha concluso Giovanni Caprio, compromettere la rappresentanza democratica, scivolareverso una democrazia ancor più oligarchica, peggiorare il funzionamento del Parlamento, rafforzare i veri poteri, quelli extraparlamentari, abbassare ancora di più la qualità dei nostri eletti e rendere maturo il frutto più significativo e avvelenato di una politica nefasta di diseducazione di massa.”

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