Gigi Proietti è morto. Nel giorno del suo 80esimo compleanno, la famiglia ha comunicato il decesso dell’attore romano per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute. “Nelle prime ore del mattino – spiega la famiglia – è venuta a mancare all’affetto della sua famiglia Gigi Proietti. Ne danno l’annuncio Sagitta, Susanna e Carlotta. Nelle prossime ore daremo comunicazione delle esequie”. Una carriera ricca, lunghissima, più di mezzo secolo in scena e sul set. Talento unico, autoironia, cinismo romano stemperato nella battuta, scopre il teatro all’università. “I miei ci tenevano alla laurea” racconta, “io studiavo, si fa per dire, Giurisprudenza ma la sera mi esibivo. Poi il mio amico Lello, che suonava nella nostra band, una sera viene a vedermi e mi dice: ‘Devi fare questo’. Ho capito che recitare mi piaceva tantissimo, è diventata la mia vita. Ma per papà non era la scelta giusta, era preoccupato e mi ripeteva: ‘Prendi un pezzo di carta, se piove o tira vento è una sicurezza’”. Mattatore a teatro, showman assoluto, maestro per i più giovani, direttore e organizzatore, Gigi Proietti aveva pubblicato un’autobiografia dal titolo ‘Tutto sommato – Qualcosa mi ricordo’, (Rizzoli). E se lui ricordava qualcosa l’Italia ricorda moltissimo dell’eterno Mandrake di Febbre da cavallo (o se preferite, Il maresciallo Rocca della tv e il Gastone teatrale) che dall’Accademia al teatro d’avanguardia, dal teatro Tenda al varieta’ e alla tv ha attraversato oltre mezzo secolo di spettacolo italiano.
È arrivato ad ottant’anni con una storia ricca, di vero attore, di maestro di tecnica, di personaggio di grande ironia e carisma, amatissimo dal pubblico più evoluto come dalla grande platea degli spettatori televisivi. Un personaggio pubblico, quindi, ma che ha sempre difeso la sua vita privata fino all’ultimo, nei momenti positivi e in quelli negativi come il ricovero in terapia intensiva della notte prima dei suoi ottanta, in piena era covid, ma per un attacco di cuore che non era il primo.
Nato a Roma il 2 novembre 1940, appassionato musicista e cantante fin dalla giovinezza, durante l’universita’ si avvicina al teatro sperimentale. Nel 1970 trionfa nel musical ‘Alleluja brava gente’. Da allora, la sua carriera e’ una serie di successi a teatro, al cinema e in televisione. E’ anche doppiatore , tra gli altri, di Marlon Brando, Robert De Niro, Dustin Hoffman ma anche del primo Rocky e del funambolico genio di Aladdin (“molto divertente ma faticoso”) fino a Enzo, il saggio golden retriever protagonista di Attraverso i miei occhi.
Continua a girare film, serie tv. Nel 1996 è protagonista della serie dei record d’ascolto Il maresciallo Rocca nel ruolo di un carabiniere padre di quattro figli che tutti gli italiani vorrebbero incontrare, ma prima c’erano stati Un figlio a metà, Italian restaurant. In tv fa il varietà da Fatti e fattacci a Fantastico ma il teatro è la sua vita e la sua passione, fa rivivere Shakespeare al Globe Theatre, incoraggia i giovani attori come faceva nella sua celebre scuola (dove ha avuto allievi Flavio Insinna, Giorgio Tirabassi e tanti altri). Un talento vero, da Febbre di cavallo al doppiaggio: presta la voce a Gatto Silvestro, in coppia con Loretta Goggi (che fa il canarino Titti), e alle star: Richard Burton, Richard Harris, Marlon Brando, Robert de Niro e Dustin Hoffman. Doppia Sylvester Stallone che grida “Adrianaaaaa!”, nel primo Rocky. Di recente aveva partecipato alla nuova stagione di Ulisse con Alberto Angela. Non aspettava i compleanni per fare i bilanci. “Sono abituato a farli tutti i giorni, quando arrivano gli appuntamenti importanti li ho esauriti. Sa cosa rispondeva Anna Proclemer a chi le chiedeva: ‘Cosa serve per fare l’attore?’. ‘La salute’. È fondamentale, e deve funzionare la testa”. Tre settimane fa, in una lunga intervista, ci aveva spiegato che era di sinistra. “Chi è di sinistra resta di sinistra, anche se non sono mai d’accordo con quello che dicono”. Era innamorato di Roma, la sua città, e Roma era innamorata di lui.
Lascia un commento