NAPOLI – Per le famiglie di Matteo Bertonati, Antonio Stanzione, Giovanni Battiloro e Gerardo Esposito.e la comunità di Torre del Greco oggi è stato il giorno dell’ultimo addio ai quattro ragazzi morti nel crollo del ponte Morandi a Genova, funerali che si sono tenuti nella loro città d’origine dopo la rinuncia da parte delle famiglie ai funerali di Stato che si terranno sabato a Genova.
All’esterno del casello di torre del Greco nella notte è stato posto questo striscione ( successivamente rimosso) sul quale era scritto; Antonio, Matteo, Giovanni e Gerardo,,,non è stato il fato, ma lo stato.
«Il nostro non è un no ai funerali di Stato – aggiunge Roberto Battiloro, raggiunto telefonicamente – durante i quali ci saranno le foto dei nostri figli, ma solo la volontà di stringerci con il nostro territorio che in queste ore ha fatto sentire forte la propria vicinanza».
Battiloro ha parole d’elogio «per il sindaco di Genova e le autorità locali, come per l’umanità mostrata dal personale tutto dell’ospedale. E molto attivo è stato il sindaco di Torre del Greco, Giovanni Palomba».
Per individuare le responsabilità di quanto accaduto «ci sarà tempo – conclude il padre di Giovanni Battiloro, morto a 29 anni – e per questo abbiamo già dato mandato a un avvocato».
Nella basilica di Santa Croce a Torre del Greco (Napoli) durante le esequie dei quattro ragazzi morti nel crollo del ponte a Genova, il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli questi alcune sue frasi durante l’omelia che ha officiato:
«Non si può, non si deve morire per negligenza, per incuria, per irresponsabilità, per superficialità, per burocratismo, per inedia, perché questa è la vera violenza, è la violenza contro la persona, contro l’umanità» e ancora:. «Che cosa si può dire a un genitore che vive nel dolore della morte del figlio? – ha proseguito Sepe – C’è il loro rifiuto ad ogni tentativo di ragionamento. Solo la fede in Cristo morto e risorto può essere d’aiuto».
La lunga omelia è stata salutata con un lungo applauso dalle migliaia di persone che gremiscono la chiesa. «Antonio, Giovanni, Matteo e Gerardo – ha concluso l’arcivescovo – restano testimonianza viva di una violenza consumata non dal destino ma dalla mano dell’uomo che si sostituisce alla mano di Dio per i propri interessi, e diventano simbolo di rinascita se tutti sapremo uniformare i nostri ruoli e i nostri comportamenti a quell’etica della responsabilità che è parte fondamentale del vivere civile e religioso».
Il padre di uno dei ragazzi si è sfogato in un lungo post su Facebook: «Mio figlio non diventerà un numero nell’elenco dei morti causati dalle inadempienze italiane – ha scritto Roberto Battiloro, padre di Giovanni – farò in modo che ci sia giustizia per lui e per gli altri: non dobbiamo dimenticare. Non vogliamo un funerale farsa, ma una cerimonia a casa, nella nostra chiesa a Torre del Greco. È un dolore privato, non servono le passerelle. Da oggi inizia la nostra guerra per la giustizia, per la verità: non deve accadere più».
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