Ciro Guerriero, il nostro direttore editoriale per gli approfondimenti, si è schierato dalla parte dei carabinieri; lui, pur essendo stato cresciuto da parenti che indossavano una divisa , non riesce a prendere una posizione netta, e anzi penso che sarebbe meglio lasciare condanne e assoluzioni alla magistratura, ma far passare oggi i carabinieri come assassini significa innescare una pericolosa bomba a orologeria: perché se un giudice dovesse in futuro prosciogliere i militari, riconoscendo la circostanza che è stato un incidente dovuto alla fuga spericolata, i pseudo amici di Ramy tornerebbero a dare fiamme al quartiere. È già successo a Parigi anni fa. Per le stesse ragioni. Forse il procuratore di Milano, Marcello Viola, che è un magistrato estremamente equilibrato, dovrebbe al più presto esprimersi ufficialmente: i carabinieri sono o no indagati per omicidio volontario (con dolo eventuale)? E se lo sono, perché? sopprimendo il nostro naturale istinto a schierarci da una parte o dall’altra, a giustificare o a puntare il dito a seconda delle nostre opinioni sul mondo e sulle persone. Perché, se è insindacabile che almeno per ora l’unica vittima sia il ragazzo che ha scelto di fare ciò che non andava fatto e il carabiniere che avrebbe fatto il suo eccessivo dovere, vorreste forse che si proponesse una legge in cui si aboliscono i posti di blocco della polizia e dei carabinieri, e si fanno dei posti facoltativi di fermata in cui c’è qualcuno che ti consiglia di fermati un attimo per identificarti…”????
Le ragioni di chi protesta
Non è comprensibile né giustificabile, invece, l’ordine impartito al passante di cancellare il video che testimoniava quanto successo. E non è una cosa da poco: stiamo parlando di servitori dello Stato che impongono a un cittadino di cancellare delle prove, una cosa che non può in nessun caso essere accettata, né in questo caso né mai, e il fatto che questa sia una prassi consolidata è lo specchio di una situazione inaccettabile innanzitutto per chi indossa la divisa, e poi per tutti noi cittadini. Eppure, questo abuso viene accettato come se fosse normale, ma non lo è. Polizia, carabinieri e polizia locale lo fanno spesso quando un loro collega è coinvolto in fatti di cronaca. E, come ha detto l’ex capo della polizia, Franco Gabrielli, l’inseguimento non avrebbe rispettato il principio di proporzionalità. Ma da qui a far passare i carabinieri per presunti assassini è un azzardo. Perché fa credere a ragazzi senza legge come Ramy e Fares che sono loro gli eroi della periferia, vittime di un razzismo che, almeno in questo caso, non esiste. Quando i veri eroi sono le persone – italiane e non – che faticano, come il padre di Ramy, lavorano, studiano, si riscattano. Senza scimiottare l’imbecillità dell’ideologia “woke” che già in Francia, così come negli Stati Uniti, mantiene le periferie sotto il giogo dell’ignoranza, del consumo di droghe e della violenza dei gangster.Se ci sono delle vittime proletarie in questa storia, non sono certamente Ramy Elgaml e Fares Bouzidi, l’amico tunisino, che pur senza patente guidava uno scooter Yamaha T Max da 11 mila euro. Sono piuttosto i carabinieri. Nell’inseguimento hanno loro stessi rischiato la vita per uno stipendio di 1400 euro lordi al mese. Lordi. E ora, per qualche anno di processo, dovranno pure pagarsi l’avvocato, per difendersi dall’ingiusta vergogna di essere chiamati assassini.
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