Fermi tutti, squillino le trombe, il momento è solenne. Nonostante la modalità ‘silenziosa’ in cui si è chiuso volontariamente per evitare di farsi coinvolgere nelle polemiche, il candidato sindaco zanniniano Francesco Matacena è costretto a fare pubblica ammissione di inadempienza. L’ammissione è pubblica ma fatta sottovoce, anzi non detta neanche. La vicenda è quella della trasparenza, una vera e propria bomba sulla campagna elettorale aversana sganciata dalla candidata, anzi dal candidato (come alla stessa piace essere chiamata) sindaco del movimento il Basilisco Eugenia D’Angelo che aveva segnalato come l’applicazione della normativa sulla trasparenza fosse a dir poco fantasiosa. La bomba non ha avuto in tutti i campi lo stesso effetto. Nel centrodestra il candidato sindaco Antonio Farinaro non si è scomposto ed esibendo la signorilità che tutti (e non solo ad Aversa) gli riconoscono ha fatto presente che lui la normativa l’ha rispettata (poco male se il tutto è poco visibile agli internauti, torto non ha). Nel centrosinistra la bomba ha colpito con l’effetto di un petardo. Il caos politico della coalizione si è riversato anche nell’applicazione della normativa sulla trasparenza rendendo il cittadino elettore l’inconsapevole protagonsita di un gioco di società: trova il certificato. La bomba è esplosa, invece, in tutta la sua violenza, nel campo patrocinato ed eterodiretto dal consigliere regionale mondragonese Giovanni Zannini. Il fronte zanniniano, che si raccoglie sotto le insegne del candidato Francesco Matacena, è fin troppo osservante dei riti mondragonesi e, così, ha pensato bene di ignorare in toto le disposizioni normative in fatto di trasparenza. Sul sito del candidato non c’erano programma, curricula, casellari e tutto quello che le norme prescrivono. Dopo che la bomba è esplosa il candidato Matacena ha confermato l’aplombe mantenendo un rigoroso silenzio. Come insegnava la regina Elisabetta II: non commentare, non spiegare. Così, sentendosi già un sovrano della città di Aversa, Francesco Matacena non ha pensato bene di non commentare le parole di Eugenia D’Angelo, né di spiegare pubblicamente come mai un professionista di siffatta natura (che si ritiene l’unico tra i candidati in grado di fare il sindaco) avesse commesso un simile, e piuttosto grossolano, errore. Piuttosto ha fatto un passo in avanti pubblicando sul suo sito il programma elettorale. Amen, una buona notizia che a 4 giorni dalle elezioni, con ‘soli’ 9 giorni di ritardo rispetto a quanto previsto dalle norme (ed effettivamente solo perchè D’Angelo si è messa in modalità B52 e ha sganciato una ‘Little boy’ sulla città), il presidente dell’ordine dei commercialisti di Napoli Nord abbia fatto un passo avanti. Un passo avanti che è certamente una sommessa e silenziosa dichiarazione pubblica di inadempienza e che, comunque, tanto per gradire e per essere precisi, non risolve il problema. Mancano ancora tutti i curricula dei candidati al consiglio comunale, lo stesso curriculum del candidato sindaco (e il suo casellario, pubblicato però sul sito del Comune). La toppa, graficamente rappresentato da un orripilante bottone arancione dietro cui si stagliano le immagini straordinarie della città normanna, è peggio (ma veramente peggio) del buco visto che consente di andare a leggere il programma di Francesco Matacena che, su 19 pagine, al tema della trasparenza dedica le seguenti 4 righe:
“L’Amministrazione dovrà garantire la trasparenza amministrativa, favorendo la divulgazione di informazioni riguardanti l’attività comunale, al fine di agevolare la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica nell’interesse e per la salvaguardia dell’intera collettività, rendendo la casa comunale una Casa di Vetro”.
Ottimo inizio, se la casa di vetro sarà come la campagna elettorale già si prevede l’uso di vetri oscurati. Una brutta e doppia figura a cui si somma lo sconforto e il disagio massimo dei candidati delle liste a sostegno di Matacena, e sono 168 mica pochi, che, per questo disguido organizzativo della campagna (o per volontà di non pubblicare nulla, ai posteri l’ardua sentenza) che saranno multati per i mancati adempimenti. Tra questi, ad aver preso male la vicenda della trasparenza, ci sono anche i militari che pare, in gran numero, siano stati arruolati nelle 7 liste di Matacena (raschiando il fondo del barile e gli asili nido, il centrosinistra ne ha messe in piedi 5). Una vera e propria rivolta dei militari che avevano accettato la candidatura, forse per spirito di amor patrio cittadino (forse per il mese di permesso per ‘fare’ la campagna elettorale che quasi sempre si conclude a 0 voti), e che ora si trovano ad attendere le conseguenze di questa situazione.
E dalla campagna elettorale più tragicomica che si sia mai vista, anche per questa giornata, sembra sia tutto.
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