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L’ipocrisia di chi oggi si scandalizza per i manganelli contro gli studenti

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Caserta – Uno dei ragazzi in piazza quando, trovandosi di fronte Giuseppe Conte, gli ha ricordato che ai tempi del suo governo in compagnia del Pd i poliziotti picchiavano duro proprio come oggi. Come sempre, quando c’è da difendere l’ordine pubblico.

Ieri sera Giorgia Meloni, in diretta a Tg2 Post, ha ribadito più o meno lo stesso concetto. “Le lezioni sul governo autoritario, da parte di quelli che sparavano con gli idranti sui lavoratori inermi seduti a terra, o che rincorrevano gli italiani da soli in spiaggia con i droni, anche no”, ha detto il premier ricordando quanto successo a Trieste con i No Pass inermi di fronte al porto e in tutta Italia durante il folle periodo delle chiusure pandemiche. Non si tratta solo di rimozione, tipica di questo Paese veloce e dimenticare. Ma di un minimo di coerenza: se sei stato al potere e durante il tuo esecutivo gli scontri tra manifestanti e polizia si sono verificati più e più volte, se hai limitato le libertà di circolazione oltre ogni immaginazione, forse sarebbe il caso di evitare di andare a far le prediche agli altri.

Anche perché in Italia dal 7 ottobre si sono svolte oltre mille manifestazioni contro Israele, mai vietate dalle Questure, e sono stati feriti 26 agenti. Molti più di quanti manifestanti abbiano riportato traumi o contusioni. Se allarghiamo il conto al 2023, i poliziotti finiti all’ospedale sono 120, e sono tanti. Soprattutto se si tiene conto che si sono registrati momenti di tensione solo nel 3% dei cortei, spesso a Torino, Bologna o Milano. “Noi a differenza di quanto accaduto in altri Paesi europei abbiamo scelto di non vietare le manifestazioni a favore della Palestina – ha spiegato Meloni – da noi la libertà di manifestazione viene garantita indipendentemente da ciò per cui si manifesta. In altri Paesi non è stato così, noi abbiamo scelto di garantirle, quelle manifestazioni sono state moltissime ma i dati dicono che la gestione dell’ordine pubblico molto complessa oggettivamente è stata una gestione per la quale nel 97% dei casi non ci sono stati problemi”.

Se poi a Pisa o Firenze il dirigente responsabile del servizio di ordine pubblico ha valutato male la disposizione delle squadre, si vedrà dalle indagini interne. Tutto è migliorabile. Resta però il fatto che se i manifestanti avessero rispettato il blocco di polizia o non avessero deviato dal percorso concordato, se avessero informato preventivamente la Questura, come hanno dimenticato di fare a Pisa, di sicuro nessuno si sarebbe fatto del male. E sbaglia la sinistra a mettere nel mirino “i manganelli”, così come sbaglia pure il Capo dello Stato. Perché, ed ha ragione il premier, “è molto pericoloso togliere il sostegno delle istituzioni a chi ogni giorno rischia la sua incolumità per garantire la nostra”. Lo si è visto bene ieri: “Qualche ora fa ci sono stati 50 autonomi dei centri sociali che hanno assaltato una macchina della polizia a Torino per liberare un immigrato che doveva essere rimpatriato – ricorda Meloni – Quanti di quelli che in questi giorni hanno attaccato le forze dell’ordine in modo indiscriminato vogliono anche esprimere solidarietà a questi agenti che stanno facendo il loro lavoro?”. Sia chiaro: ieri Mattarella ha telefonato al capo della Polizia per “esprimere solidarietà agli agenti della pattuglia aggredita a Torino”, “ribadendo fiducia e vicinanza” ai poliziotti. Ma ormai il danno è fatto. Non si contano infatti molti lanci di agenzia della sinistra in solidarietà alle forze in divisa dopo l’assalto di ieri ad opera degli antagonisti.

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