La geoingegneria solare è un progetto scientifico controverso che mira a affrontare il cambiamento climatico attraverso la modifica delle radiazioni solari che raggiungono la Terra. Uno dei finanziatori di questo progetto è Bill Gates, attraverso la sua fondazione. Recentemente, anche l’amministrazione Biden negli Stati Uniti ha mostrato un interesse limitato per la possibilità di sperimentare queste tecniche per il raffreddamento del pianeta, come descritto in un rapporto pubblicato a giugno.
Il progetto SCoPEx (Stratospheric Controlled Perturbation Experiment) è guidato da un team di scienziati dell’Università di Harvard. La loro tecnica, chiamata Solar Radiation Management (SRM), mira a bloccare parte dei raggi solari prima che raggiungano la superficie terrestre al fine di rallentare il riscaldamento globale. Uno dei metodi proposti è la Stratospheric Aerosol Injection, che coinvolge la spruzzatura di una soluzione di acqua, gesso e particelle di zolfo nell’atmosfera attraverso palloni aerostatici ad alta quota. Questa azione dovrebbe creare nuvole nell’atmosfera superiore che riflettono parte della luce solare.
Tuttavia, questo approccio è oggetto di dibattito tra gli scienziati. Alcuni ritengono che i potenziali rischi e le incertezze associate a questa tecnica potrebbero comportare conseguenze impreviste per l’ambiente e il clima. La geoingegneria solare solleva questioni etiche, ambientali e legali, poiché manipolare il clima potrebbe avere impatti globali difficili da prevedere. Nonostante l’interesse e gli investimenti di figure influenti come Bill Gates, le posizioni sulla fattibilità e sull’opportunità della geoingegneria solare rimangono controverse.
La parte più controversa della geoingegneria solare sta nel fatto che non si conoscono, ad oggi, i potenziali effetti collaterali di un’azione di questo tipo sull’ambiente. Secondo gli scienziati di Harvard, almeno nella fase sperimentale, «le quantità rilasciate dal progetto saranno molto piccole rispetto ad altri rilasci di routine di materiale nella stratosfera da parte di aeromobili, razzi o voli di routine in pallone aerostatico». Ma un punto importante è che c’è consapevolezza dei rischi. E infatti ciò che si propone con lo SCoPEx è «ridurre l’incertezza su questioni scientifiche specifiche effettuando misurazioni quantitative di alcune delle microfisiche dell’aerosol e della chimica atmosferica necessarie per stimare i rischi e i benefici della geoingegneria solare in modelli atmosferici di grandi dimensioni», come si legge sul sito. In altre parole: l’obiettivo è studiare le potenzialità – positive e negative – di questa soluzione al cambiamento climatico per essere pronti a capire se e come utilizzarla nel caso in cui un domani servisse.
Il vero protagonista dello SCoPEx si chiama David Keith. Lui e l’ingegnere di Harvard James Anderson sono stati i precursori della geoingegneria solare. Nel 2012 avevano pianificato il primo esperimento, con un pallone aerostatico che avrebbe rilasciato particelle nell’atmosfera a circa 24mila metri di altezza sopra Fort Sumner, nel Nuovo Messico. L’esperimento è stato cancellato, con grande amarezza di Keith, che non si arrende e nel 2017 contribuisce all’apertura di un programma di ricerca all’università di Harvard, sostenuto da diversi miliardari e fondazioni private, tra cui Bill Gates. Ciò che manca è un appoggio politico, necessario perché lo studio – che non manca neanche oggi di controversie – venga accettato. Ed ecco il perché del report della Casa Bianca: «Un programma di ricerca sulle implicazioni scientifiche e sociali della modificazione della radiazione solare (SRM) consentirebbe di prendere decisioni più informate sui potenziali rischi e benefici della SRM come componente della politica climatica, accanto agli elementi fondamentali della mitigazione delle emissioni di gas serra e dell’adattamento. L’SRM offre la possibilità di raffreddare il pianeta in modo significativo su una scala temporale di pochi anni», si legge nel documento della amministrazione Biden. Dall’altra parte dell’Atlantico, anche le istituzioni europee sono attente al tema, e hanno espresso la volontà di avviare un dibattito internazionale per capire come si potrebbe sfruttare la scienza per limitare il riscaldamento provocato dal sole: «Guidata dal principio di precauzione, l’Ue sosterrà gli sforzi internazionali per valutare in modo esaustivo i rischi e le incertezze degli interventi sul clima, compresa la modifica della radiazione solare, e promuoverà le discussioni su un potenziale quadro internazionale per la sua governance, compresi gli aspetti legati alla ricerca», si legge in un documento a firma del Parlamento e del Consiglio europeo.
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