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La solitudine dei piloti

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di GIANCLAUDIO DE ZOTTIS

F. UNO: Il pilota si sa, è l’alfiere della squadra che ha l’onore e l’onere di portare la macchina al traguardo e di concretizzare e se volete valorizzare, il lavoro di squadra nonché i dati raccolti nella tre giorni di Gran Premio dal venerdì alla domenica con tanto di briefing, pause lavoro, pausa pranzo, riunioni, analisi raccolta dati e tempi ecc. ecc.

Il pilota però nonostante abbia un team intero alle sue spalle che asseconda le sue volontà e le sue sensazioni durante l’arco della tre giorni motoristica, quando si cala nell’abitacolo è solo, solo contro tutti contro altri 20 (o 25 il pilota più, pilota meno), piloti che dopo lo spegnersi delle cinque luci rosse (una volta c’era il verde ma i tempi sono drasticamente cambiati anche in F. Uno)  tentano di sopraffarlo sin dalla prima curva. Poi si sa i gran premi sono strani, un pilota può anche correre in solitaria fare il vuoto dietro di lui (solo il risucchio del vento dietro la  sua monoposto) non necessariamente deve esserci qualche altro pilota che lo insidia magari dopo il valzer dei pit stop.

Ma a proposito di solitudine, narriamo qualche impresa qualche gesta che ha visto piloti soli e in solitaria in fuga in alcuni gran premi, Formula noia verrebbe da dire, in testa dalla prima curva sino al traguardo.

 

Pole, vittoria e l’apprezzamento dei tifosi grazie alla conquista del Driver Of The Day. Non poteva chiudersi in maniera più convincente il 2020 per Max Verstappen, che sulla pista di Yas Marina ha vinto in solitaria il Gp di Abu Dhabi, ultima prova del Mondiale di Formula 1, con un distacco piuttosto pesante (come vedremo) ai danni delle Mercedes di Valtteri Bottas e di Lewis Hamilton.

 

ABU DAHBI 2020 MAX VERSTAPPEN.Una vittoria, la decima in carriera di Max Verstappen, mai messa in alcun modo in discussione, con l’olandese abile a mantenere al via la testa della corsa, nonché a gestire molto bene sia le fasi della Virtual Safety Car (che ha sfruttato per fare la sosta), sia la ripartenza dopo la Safety Car (entrata in pista nel corso dell’undicesimo giro per rimuovere la Racing Point di Sergio Perez, costretta al ritiro mentre si trovava in quattordicesima posizione nel corso del decimo giro per un calo della pressione di quella power unit che lo aveva obbligato a partire dal fondo dello schieramento). Una volta mantenuta la testa della gara anche in quel frangente Verstappen di fatto ha preso il largo risultando imprendibile per gli avversari, ottenendo in più occasioni il giro più veloce (toltogli nel finale da Ricciardo), e denotando un’evidente crescita nelle prestazioni non solo dal punto di vista del telaio e dell’aerodinamica grazie a un’ottima trazione (come dimostrano gli ottimi parziali del terzo settore), ma anche di motore, a dimostrazione della crescita della power unit Honda. A tutto ciò bisogna poi aggiungere il talento del pilota olandese, che negli anni ha mostrato un’evidente maturazione, e che lo porterà senza ombra di dubbio ad essere lo sfidante numero 1 di Hamilton nel 2021 per il titolo iridato.
A conferma dell’evidente crescita tecnica maturata nel corso dell’anno dalla Red Bull oltre alla vittoria di Verstappen (che mette fine al filotto delle sei vittorie consecutive Mercedes che sul circuito di Yas Marina dal 2014 al 2019 aveva sempre vinto in piena era turbo-ibrida) bisogna registrare anche la gara di Alexander Albon, che chiude in quarta posizione, staccato di 1”5 da Hamilton. Il pilota anglo-thailandese si è comportato in gara tutto sommato piuttosto bene, resta solo da capire se questo rendimento così discontinuo degli ultimi mesi che lo ha portato ad alternare delle buone gare a delle prestazioni piuttosto sotto tono e lontane dai tempi di Verstappen possano bastare o meno alla scuderia di Milton Keynes per riconfermarlo anche per il 2021, con Sergio Perez spettatore molto interessato.

 

Lewis Hamilton il pilota dei record uno dei più vincenti di sempre…se non il più vincente con numeri da capogiro ancora nel paddock motoristico del circus della F. Uno, nonostante  i suoi 38 anni (nonno insieme ad un altro grande della Formula Uno, Fernando Alonso anni 41 che ogni tanto fa vedere ancora qualche numero di alta scuola nonostante gli anni passano per tutti con qualche qualificazione e partenza in prima fila e dei podi raggiunti quest’anno).

Lewis Hamilton dicevamo vive questa mancata riconoscenza del suo talento (che forse è una sua presunzione più che altro) come un’ingiustizia, forte anche dell’orgoglio di essere l’unico pilota nero di successo, uno dei pochi e degli ultimi casi di riscatto sociale nel motorsport, mondo non inclusivo verso i meno abbienti. Per certi versi vive le sue dinamiche in Formula 1 in modo ambivalente, in relazione a come viene percepita la sua figura dal mondo esterno: da un lato, oltre al talento, gli è riconosciuto il grande pregio di aver odorato con tempismo l’occasione giusta della Mercedes, abbandonando con coraggio l’universo McLaren; dall’altro si porta addosso il peso di aver guidato per diverse annate una vettura fin troppo superiore alle altre, che forse ha finito per svalutarne le imprese in pista.

Così, la volontà di affermare sé stesso è diventata totale e trasversale per Hamilton. Forse nessun altro pilota nella storia della Formula 1 ha voluto unire il successo sportivo alla sua icona, simbolo del riscatto economico e razziale. Per essere credibile però ha avuto bisogno che questi due aspetti si alimentassero reciprocamente: non ha cercato sfide impossibili, cioè, piuttosto si è sempre messo nella condizione migliore per il successo immediato, proprio per elevare il più in alto possibile la forza della sua immagine. Alla fine, nonostante abbia superato tutti i record di Michael Schumacher, buona parte dell’opinione pubblica si chiede ancora se sia davvero lui il pilota più forte tra quelli in attività, prima ancora che il migliore di sempre.

 

F1 GP Qatar 2021, Gara vinta da Hamilton che domina la gara, secondo Max Verstappen, con  Alonso torna sul podio terzo. Lewis Hamilton vince una gara senza storia, dominata dall’inizio alla fine, ma Verstappen è bravissimo a limitare i danni, centrando la seconda posizione e il giro veloce partendo dalla settima casella. Alonso fa sognare il pubblico, Ferrari al 7° e 8° posto. La cronaca minuto per minuto

Gara SENZA SORPRESE… Le polemiche per la penalità inflitta (stavolta) a Max Verstappen, non hanno poi portato a grosse sorprese in gara. In pochi giri, dopo il via, l’olandese è riuscito a riprendersi la ”sua” seconda posizione e a mantenerla indisturbato fin sotto il traguardo, senza peraltro mai avvicinarsi a un Hamilton che per tutto il fine settimana del GP Qatar F1 è apparso quasi imbattibile. I due dominatori del campionato arrivano così all’ultima settimana di sosta prima del back-to-back finale, che vedrà il circus correre in Arabia Saudita prima della tappa conclusiva di Abu Dhabi, separati da soli 8 punti, con il leader del Mondiale che limita i danni della partenza dalla settima casella dello schieramento e riesce a prendersi anche il punto extra del giro più veloce e nuovo record della pista di Losail (1:23.196).

In una gara effettivamente molto lineare e senza scossoni, almeno nella lotta per la leadership, non sono però mancate le sorprese: la prima e più esaltante per il pubblico degli appassionati, è il terzo posto di Fernando Alonso che, dopo aver sorpassato Pierre Gasly al via, ha difeso con le unghie e con i denti il podio dagli assalti finali di Sergio Perez, anche grazie alla strategia del team che ha optato per una sola sosta ai box. Non una tattica semplice da attuare, viste le tante forature che, negli ultimi giri, hanno costretto diversi piloti a una sosta aggiuntiva e non prevista. L’asturiano dell’Alpine precede sul traguardo dunque Sergio Perez e il compagno Esteban Ocon.

 

La stagione 2004 di Formula 1 è stata dominata da Schumacher e Ferrari. Michael Schumacher aveva vinto le prime otto delle nove gare e puntava a un’altra vittoria. Il Gran Premio di Francia è stato un felice terreno di caccia per Schumacher. Aveva vinto sei gare nel 1994,1995,1997,1998,2001 e nel 2002. Nel 2004, Michael Schumacher è stato scalzato dalla pole position da Fernando Alonso su Renault. Su una pista un po’ difficile da superare, la pole position per lo spagnolo è stata determinante per l’esito della gara.

Alonso si era comodamente assicurato la pole position e ha stabilito il ritmo all’inizio del Gran Premio. La sua Renault, è stata estremamente competitiva sul circuito francese e Fernando era già all’apice della sua carriera sportiva. La Scuderia non si è attenuta al normale programma di gara. Lo stratega della gara, Luca Baldesserri, ha invece suggerito l’idea di una strategia di quattro pit-stop, che Michael è stato più che felice di provare.

 

Perché il piano avesse successo, Schumacher ha dovuto segnare tempi sul giro equivalenti alle qualifiche. Alonso e Schumacher hanno subito fatto il check-out in testa al gruppo, in gran parte a causa del fatto che entrambi avevano optato per un leggero carico di carburante in apertura. La strategia dei quattro pit stop è stata pianificata con Schumacher che si è fermato al giro 11. Alonso ha fatto la sua sosta tre giri dopo.

Tuttavia, la prima parte non è andata secondo i piani. Schumacher è rimasto intrappolato nel traffico e Alonso è riuscito a prendere il comando. Una volta che Felipe Massa si è finalmente fermato al giro 21, Schumacher ha lanciato tutto ciò che poteva ai quattro secondi di vantaggio di Alonso. Il tedesco ha debitamente ritagliato mezzo secondo a ogni giro dallo spagnolo prima di fermarsi al giro 29.

 

LA POTENZA DI SCHUMACHER

Michael Schumacher (GER) Ferrari celebrates in Parc Ferme. French Grand Prix, Rd 10, Race Day, Magny Cours, France, 4 July 2004. DIGITAL IMAGE BEST IMAGE

 

Le straordinarie qualità di Schumacher nel registrare incredibili giri veloci con pista libera e con bassi carichi di carburante erano eccezionali. Per rimanere dietro al tedesco, Alonso ha dovuto spremere di più la sua Renault, usurando in modo precoce le sue Michelin. Inevitabilmente il suo ritmo è crollato regalando ancora più vantaggio a Schumacher quando si è fermato per la sosta che una volta presa la testa della corsa non l’ha più mollata andando in fuga solitaria.

 

Il team Ferrari aveva optato per una sosta corta di Schumacher, sostituendo una strategia a tre soste con una a quattro, con l’intenzione di mantenere il tedesco con poco carburante e questo ha permesso a Schumacher di costruire un vantaggio di dieci secondi prima di fare la sua terza sosta, dove il tedesco è uscito davanti ad Alonso.

Con poca benzina a bordo, Schumacher ha iniziato a spingere su ritmi da qualifica e quando in Renault si sono accorti della strategia a 4 soste, orami era troppo tardi. Il ritmo del Campione tedesco gli ha permesso di costruire un margine sicuro per effettuare la sua quarta ed ultima sosta ai box, in tutta tranquillità, uscendo nuovamente davanti alla Renault del suo rivale spagnolo Fernando Alonso.

Schumacher ha ottenuto la sua nona vittoria stagionale e la sua 60esima affermazione per la Ferrari mentre Barrichello ha chiuso in terza posizione, approfittando di un errore di Trulli all’ultima curva.

Questa vittoria ha dimostrato per l’ennesima volta il dominio Schumacher-Ferrari nella prima metà degli anni 2000 che ha permesso al tedesco di collezionare una striscia di 5 Titoli piloti consecutivi, che si aggiungono ai due che ha ottenuto in Benetton nel 1994 e 95, mentre la Ferrari ha totalizzato ben 6 Titoli costruttori di fila dal 1999 al 2004, vincendo tra l’altro il titolo piloti con largo anticipo a metà stagione praticamente una cosa mai vista prima in Formula Uno un dominio in rosso totale per la F 20o4 bella e performante, portata in trionfo dal pilota tedesco.

La prima vittoria di the magic, Ayrton Senna sulla Lotus nera al Gran Premio dell’Estoril in Portogallo.

Gran Premio bagnato gran premio fortunato con Senna che agguanta la pole position confermando le ottime qualità della sua Lotus con la partenza al palo.

In quegli anni, al contrario di oggi, non esisteva nessuna penalizzazione in questo senso e quindi Senna potè tranquillamente prendere il via dalla prima fila. Nel pomeriggio di domenica 21 aprile 1985, quando ormai mancava solo mezz’ora prima della partenza del Gran Premio, la pioggia iniziò a cadere sul circuito dell’Estoril e così i team furono costretti a rivedere i propri piani in vista della partenza, quando ormai le monoposto erano praticamente pronte a schierarsi sulla griglia. Vennero variati gli assetti e montate le gomme rain, perché la pista era ormai completamente bagnata e anche se poco prima del via la pioggia sembrò cessare, le condizioni non permettevano di fare altrimenti. Nonostante le precauzioni prese il giro di ricognizione fece le prime ‘vittime’ tra i piloti, con Mansell su Williams che finì in testacoda, Pierluigi Martini che andò a sbattere con la sua Minardi, mentre Cheever su Alfa Romeo rimase in panne per un problema elettrico. Questi tre, furono poi costretti ad avviarsi dalla corsia box, iniziando perciò la loro gara dal fondo della classifica. Le emozioni della partenza non si fermarono qui, perché Rosberg con l’altra Williams fece spegnere il motore rimanendo impantanato sulla griglia e costringendo gli avversari ad un pericolo slalom, reso ancora più difficoltoso dalle precarie condizioni del fondo stradale. Per il poleman Senna nessun problema, in quanto Ayrton scattò bene dalla prima piazza mantenendosi al comando seguito dal compagno di squadra.

Partenza GP Portogallo 1985 Senna e de Angelis

Alla fine del primo giro, il brasiliano della Lotus transitò sul traguardo con un vantaggio di oltre due secondi e mezzo su de Angelis e 4.1 su Prost che inseguiva un pò attardato le due vetture nero oro. In occasione del secondo passaggio, la pioggia che poco prima del via era cessata tornò a cadere con una certa insistenza e di lì a poco le monoposto iniziarono a sollevare una gran quantità di acqua. Nel frattempo, de Angelis iniziò ad accusare seri problemi ad un pneumatico a causa di una foratura lenta, che lo costrinse a rallentare l’andatura e portò sia Prost che Alboreto ad avvicinarsi a lui innescando un acceso duello per la seconda piazza. Il romano resistette strenuamente a tutti gli attacchi da parte del transalpino, fino a quando quest’ultimo non fu vittima di una pericolosa uscita di pista in pieno rettilineo, dovuta ad una delle tante pozzanghere presenti sull’asfalto. Nel frattempo, Senna continuava a condurre e più la pioggia cadeva, più l’asso brasiliano aumentava il suo vantaggio. Dietro, il duello per la seconda posizione si risolse a favore di Alboreto, che al giro numero 45 sorpassò de Angelis in evidente difficoltà, ma sempre caparbio nel lottare al volante della sua Lotus. In seguito, Elio dovette cedere anche al ritorno di Tambay con la Renault che lo privò anche della terza posizione.

Più indietro, Mansell coronava la sua rimonta dal fondo con un ottimo quinto posto e Bellof, altro pilota specializzato nella guida sul bagnato, riusciva ad agguantare un’insperata sesta posizione con la Tyrrell dotata del V8 Ford aspirato. Il primo posto di Senna non venne mai messo in discussione in quella gara e Ayrton non fu quasi mai in difficoltà durante i 67 giri del Gran Premio, se non per via di un paio di doppiaggi un pò pericolosi in virtù delle condizioni della pista. All’arrivo dopo due ore di gara, il sudamericano inflisse un distacco chilometrico a tutti i suoi avversari e solo Alboreto, secondo con la Ferrari, si salvò dall’onta del doppiaggio. A partire dal terzo classificato, Tambay, i piloti a punti rimediarono da uno a due giri nei confronti della nera Lotus numero 12. Un’affermazione perentoria che consegnò a Senna anche il così detto Hat Trick, ovvero le tre migliori prestazioni del weekend e comprendenti, pole, vittoria e giro più veloce in gara. Sicuramente se si fosse disputato sulla pista asciutta, il Gran Premio avrebbe potuto seguire un epilogo diverso, visto che la McLaren sembrava essere la monoposto più completa del lotto sul passo gara. La vera differenza, la fece il campione paulista, il quale sfruttò appieno l’opportunità datagli da una Lotus velocissima in qualifica e da un Gran Premio che si svolse in condizioni meteorologiche pressoché proibitive. La conferma di ciò venne anche dalle parole pronunciate da Prost dopo essersi ritirato, il quale dichiarò che con quella pioggia non si sarebbe dovuto correre. E’ nata ufficialmente una Stella.

 

Ayrton Senna podio GP Portogallo 1985

Durante il giro d’onore, come riportò il corrispondente del quotidiano La Stampa, Cristiano Chiavegato, Senna, felice oltre ogni limite del primo successo in carriera alzava entrambi i pungi in segno di vittoria, mentre sul podio trattenne a stento le lacrime per quello che fino a quel momento era stato il giorno più bello della carriera. Una vittoria che, al netto delle grandi doti di Ayrton, non fu affatto facile perché guidare la Lotus con la pista completamente inondata dall’acqua richiedeva davvero doti di equilibrismo estreme. “È stata una bella vittoria” – aveva affermato il pilota brasiliano citato dalle colonne del giornale torinese – “un primo posto era nei miei piani, ma non me l’aspettavo così presto. Gareggiare con la pioggia è sempre duro. La Lotus è stata perfetta, il motore molto dolce e progressivo. Ho avuto qualche incertezza con i freni al carbonio che sul bagnato si comportano in maniera a volte inattesa. Sul rettilineo, nel finale, ero costretto a viaggiare in quarta marcia, senza mettere la quinta, perché le ruote pattinavano in continuazione.” Dichiarazioni che, a distanza di anni, rendono ancora l’idea di cosa significasse guidare le monoposto turbo di allora con un’aderenza praticamente vicina allo zero e che valorizzano oltremodo la prima vera impresa del grande Ayrton, da quel momento in poi lanciato verso l’olimpo della F1.

 

Sotto alcuni scatti dei piloti in solitudine  o solitaria da M. Schuamcher a Jean Alesì passando per Hamilton Verstappen, Gilles Villeneuve, Senna e altri

 

 

German Ferrari driver Michael Schumacher jubilates as he crosses the finish line of the Nurburgring racetrack during the Grand Prix of Europe, 30 May 2004 in Nurburgring, Germany. He won the race ahead of his Brazilian  Rubens Barrichello and English BAR-Honda driver Jenson Button. AFP PHOTO MARCUS BRANDT (Photo by MARCUS BRANDT)

 

 

 

 

 

 

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