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Invisibile, trovato senza vita a via Ferrarecce

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CASERTA – Mattia Bruno, cosi si chiamava l’uomo (invisibile) trovato senza vita nella tarda mattinata a via Ferrarecce. Lascia questa maledetta vita terrena, proprio nella Giornata Mondiale dei Poveri. Il suo corpo esanime, infagottato in un mucchio di cenci è stato prelevato, «insaccato» in un telo e trasportato alla sala mortuaria dell’AORN, lasciando Lucia la compagna, sola e sgomenta, immobile nel sottoscala fronte strada al numero 16 di via Ferrarecce. Alle 14.30, un passante viene attirato dal dimenarsi in strada di Lucia, biascica parole, indica il corpo di Bruno che non risponde, è accasciato, dal giubbone e dal cappellaccio emerge la scomposta capigliatura, barba e baffi, ci vuol poco a capire che è morto. Vengono chiamati i soccorsi inutilmente. Il tam tam giunge sino a Antonietta D’Albenzio, l’«angelo degli ultimi» che racconta: «Venerdì, intorno alle 16, era stata chiamata un’ambulanza perché Bruno, nel suo ricovero angusto del sottoscala, manifestava segni di malessere. Alla vista degli infermieri ha cominciato ad alterarsi, evidente e decisa la resistenza a farsi trasportare in ospedale. Così due ore dopo anche all’arrivo di una pattuglia di carabinieri, Bruno appariva capace di intendere e volere sebbene stremato dal primo freddo, impossibile obbligarlo». Chi sono questi due invisibili? Nel 1986 delle pattuglie di polizia vengono allertate in via Galilei in un condominio abitato da professionisti, primari ospedalieri, anche un ufficiale di polizia.  Un olezzo sospetto dalle fessure della porta dell’appartamento dell’ultimo piano dove resiedeva la famiglia Bruno. Una spallata su uno squarcio di orrore, tre camere zeppe fino al soffitto di ogni genere di spazzatura, anche una Vespa chissà come portata al quinto piano, due bambini macilenti a occhi sgranati, due figure intorno al letto, Bruno e Lucia vegliavano da alcuni di giorni il cadaverino del loro ultimo figlio. Traffico di ambulanze, i due bambini in ospedale, così i genitori e un furgone funebre per l’obitorio. Bruno risultava impiegato Comune di Giano Vetusto, lei casalinga e vita normale fin quando una doppia scarica elettrica non sconvolse le loro menti. Accumulo seriale di spazzatura, porte e finestre di casa sempre serrate fino al giorno in cui da quella casa blindata non saltò lo spaccato di sconcerto di vita. Il resto della vita del fu Bruno e di Lucia sta in qualche fascicolo giudiziario, privati della patria potestà, i due figli affidati chissà a chi, loro due che si consegnavano a una vita di stenti fatta di girovagare per la città. Ieri sera davanti all’ultima dimora, il sottoscala fronte strada di via Ferrarecce, dove sono in bella mostra un mucchio di sacchetti e stracci, gli «averi» terreni di Bruno Mattia. Questo è il passato! Ora c’è da pensare alla sua compagna per la sua assistenza». Che già fino alla tarda serata di ieri appariva problematica: impossibilità di essere accolta a «Casa Emmaus» per esaurimento dei 12 posti letto disponibili, altrettanta impossibilità di trattenerla nelle stanze di via Domenico Mondo, 12 posti letto per soli uomini, nessun’altra struttura. «L’età la farebbe rientrare fra le persone ospitabili nelle residenze sanitarie assistite diceva Antonietta D’Albenzio ma questo è possibile accertarlo con i servizi sociali comunali da lunedì mattina».

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