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Elezioni politiche. Chi sono gli “antisistema”?

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Complottisti, no vax, euroscettici, capipopolo: fuori dal sistema della politica nazionale esiste una galassia di partiti e movimenti contro il «mainstream» e il «pensiero unico», come li chiamano loro, più o meno strutturati e diffusi sul territorio italiano e che puntano a candidarsi alle prossime elezioni del 25 settembre.
Da quelli che hanno già una rappresentanza parlamentare a quelli fondati intorno alla figura di un leader carismatico, i partiti antisistema rappresentano una galassia nascosta ai margini del dibattito politico italiano, ma presente e radicata in alcune frange della popolazione.
Abbiamo analizzato i principali partiti antisistema, da quello con più possibilità di entrare in Parlamento al più bizzarro e sopra le righe: ecco chi sono i nuovi politici che vogliono entrare nelle istituzioni per rivoluzionarle dall’interno. In questa prima parte, ci concentreremo su Italexit di Gianluigi Paragone e Alternativa per l’Italia.

Che cos’è Italexit e che cosa propone

Tra i partiti antisistema, il più noto è Italexit, fondato nel 2020 dal senatore Gianluigi Paragone (ex Movimento 5 stelle) sul modello del Brexit party britannico, che si attesta su posizioni sovraniste ed euroscettiche.
Secondo gli ultimi sondaggi, Italexit – che proverà a partecipare alle prossime elezioni con la dicitura “Italexit-no europa per l’Italia con Paragone” – potrà contare al proporzionale sul 2,6 per cento delle preferenze, un risultato che permetterebbe al partito di Paragone di avvicinarsi alla soglia di sbarramento fissata al 3 per cento e ottenere dei seggi in Parlamento.
Italexit comunque può contare su una rappresentanza parlamentare già in questa legislatura. In Senato è stata infatti costituita una componente di Italexit (possibile grazie a un accordo con il Partito valore umano) di cui fanno parte, oltre al leader Paragone, anche altri due senatori, un ex M5s e un ex Lega.
Paragone si è candidato come sindaco di Milano alle scorse elezioni comunali di settembre 2021, raccogliendo il 2,99 per cento dei voti, rimanendo escluso per poche preferenze dal Consiglio comunale. Il leader di Italexit, visto lo scarto di soli 43 voti dalla soglia di sbarramento, aveva chiesto il riconteggio delle schede. Lo scorso 19 febbraio è però emerso che in base ai nuovi calcoli della prefettura di Milano, i voti mancanti erano molti di più, oltre 1.500.
Italexit deve gran parte della sua crescita all’attività del suo leader, che sui social e soprattutto su Facebook può contare su oltre un milione e mezzo di follower. Paragone è stato infatti uno dei politici a crescere di più sui social dallo scoppio della pandemia a oggi, secondo solo al leader M5s Giuseppe Conte. Alla base del successo social di Paragone c’è stato un altissimo numero di post pubblicati, una serie di contenuti fuorvianti e disinformativi sulla Covid-19 (come verificato dai nostri colleghi di Facta) e grossi investimenti per le sponsorizzazioni su Facebook. Il partito può contare anche su Il Paragone, un blog d’informazione – e non una testata giornalistica – da cui proviene la maggior parte delle notizie condivise da Paragone sui suoi canali social.

Il partito attualmente sta raccogliendo le firme necessarie per potersi presentare alle elezioni del 25 settembre e, così come gli altri partiti antisistema, sta denunciando le difficoltà nel portare avanti un’operazione di questo tipo in breve tempo e nel periodo estivo. Paragone ha più volte chiesto al presidente della Repubblica di ridurre il numero di firme da raccogliere, finora con esito negativo.

Italexit però, come abbiamo anticipato, è un partito più grande e strutturato rispetto alle altre forze antisistema, e, oltre a una base elettorale considerevole, può contare su una serie di candidati noti al grande pubblico. Tra questi ci sono: Stefano Puzzer, uno dei leader delle proteste no vax e no green pass in Italia e fondatore del Comitato “La gente come noi”; Nunzia Alessandra Schilirò, la vicequestora di Roma sospesa per aver partecipato alle manifestazioni contro il green pass; e Giovanni Frajese, l’endocrinologo scettico sui vaccini.

Per giorni la candidatura più forte di Italexit è sembrata essere quella dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, che molti commentatori hanno annunciato come ben più di una suggestione: l’ex sindaco della Capitale ha smentito la candidatura sui social, affermando però che al momento si sta «confrontando con tanti militanti provenienti da destra. Vedremo se tutto questo ci porterà a sostenere Italexit».

Alemanno, esponente di spicco della destra romana, rappresenta l’ennesimo segnale del recente spostamento a destra di Italexit, che da partito che rivendicava il fatto di non appartenere a nessuno schieramento politico si è via via attestato su posizioni conservatrici. A testimoniarlo è il fallimento dell’alleanza con Alternativa, un altro partito antisistema formato da un gruppo di parlamentari fuoriusciti dal M5s, prima annunciata e poi saltata perché, come affermato dallo stesso leader di Alternativa Pino Cabras «abbiamo riscontrato la presenza [in Italexit, anche in ruoli di capolista, di candidati organici a formazioni di ispirazione neofascista». Le parole di Cabras si riferiscono con tutta probabilità a Carlotta Chiaraluce, capolista alla Camera nel Lazio per Italexit, già candidata con il movimento di estrema destra Casapound alle elezioni politiche del 2018.

Al di là dello schieramento politico, Italexit non ha ancora pubblicato il proprio programma elettorale, ma le posizioni del partito su alcuni temi sono chiare e propongono l’uscita dell’Italia dall’Unione europea e dalla Nato, la contrarietà all’obbligo vaccinale e al green pass, lo stop all’invio di armi all’Ucraina e il blocco dell’immigrazione clandestina.

L’Alternativa per l’Italia di Adinolfi e Di Stefano

Questa lista antisistema – il cui nome, da non confondere con la sopracitata “Alternativa”, ricalca in parte quello del partito di estrema destra tedesco Alternative für Deutschland – è nata il 10 luglio 2022 dall’accordo di due partiti: l’ultracattolico Popolo della famiglia di Mario Adinolfi ed Exit, il partito fondato da Simone Di Stefano, già esponente di punta del partito di estrema destra e di ispirazione neofascista Casapound.

Adinolfi, 50 anni, giornalista, è stato deputato del Partito democratico da giugno 2012 a marzo 2013. Cinque anni prima, nel 2007 era stato candidato alla segreteria del Pd (alle primarie interne prese 5.906 voti, lo 0,17 per cento). Nel 2011, ha lasciato il partito in dissenso con la linea dell’allora segretario Pierluigi Bersani e cinque anni dopo, nel 2016, ha fondato il Popolo della famiglia. Quest’ultimo è un partito che si definisce «aconfessionale e valoriale, di ispirazione cristiana», e che negli anni ha portato avanti battaglie contro l’aborto e contro, per esempio, il riconoscimento delle unioni civili tra coppie dello stesso sesso. Tra le altre cose, da maggio 2022, Adinolfi tiene una rubrica quotidiana di attualità “Segni dei tempi” su Byoblu.com, testata online famosa negli ambienti no vax e complottisti, fondata da Claudio Messora, già capo della comunicazione del Movimento 5 stelle.

Di Stefano, tra i fondatori di Casapound, è stato due volte candidato sindaco di Roma, nel 2013 e nel 2016, non superando mai il 2 per cento dei voti. Nel 2013 è stato anche candidato presidente della Regione Lazio per il partito di estrema destra, ottenendo lo 0,79 per cento. Tra le altre cose, il 16 dicembre 2013, alcuni mesi dopo le sue candidature a Roma e nel Lazio, Di Stefano è stato condannato a tre mesi di reclusione e al pagamento di una multa da 100 euro per aver tentato, due giorni prima, di sostituire la bandiera europea con quella italiana nella sede della Commissione europea a Roma, durante una manifestazione di protesta organizzata dal movimento dei “Forconi”, che Casapound appoggiava. Il 1° febbraio 2022, Di Stefano ha annunciato su Twitter di aver abbandonato Casapound, senza spiegare le motivazioni della sua scelta. Due settimane dopo, il 15 febbraio, Di Stefano ha fondato Exit, che tra i punti del suo programma prevede anche una possibile uscita dell’Italia dall’euro, il no all’obbligo vaccinale e al green pass.

La lista di Alternativa per l’Italia, il cui simbolo contiene la bandiera dell’Italia e quelli dei due partiti che la compongono, in queste settimane sta raccogliendo le firme necessarie per poter presentare le candidature alle elezioni del 25 settembre. Come riportato sulla propria pagina Facebook, l’obiettivo della lista di Adinolfi e Di Stefano è costruire «un fronte comune contro l’ipotesi Draghi bis o nuovo governo tecnico». Tra le altre cose, si oppone «al green pass, all’obbligo vaccinale e al politicamente corretto». Il 25 luglio, intervistato da La Verità, Di Stefano ha anticipato diversi punti del programma della lista, che è stato poi pubblicato su Twitter da Adinolfi il 26 luglio. Il programma di Alternativa per l’Italia prevede un reddito di maternità, incentivi alle piccole e medie imprese, sostegno alle famiglie tramite «riforma del fisco» e un innalzamento per le pensioni minime a mille euro mensili.

Nello specifico, Di Stefano ha proposto l’abbassamento radicale delle tasse e «se arriva la letterina dell’Unione europea che ci ammonisce sullo sforamento dei parametri noi quel foglio lo prendiamo, ci facciamo un aeroplanino e la rimandiamo a Bruxelles». Tra le altre cose, Di Stefano ha ribadito la contrarietà all’obbligo vaccinale e ha proposto l’introduzione di un reddito di cittadinanza fino a mille euro al mese per tutti i bambini di cittadinanza italiana da zero a 18 anni, per favorire la natalità.

Curiosità: non è la prima volta che un movimento politico antisistema utilizza il nome di “Alternativa per l’Italia”. Nel 2016 l’economista euroscettico Antonio Maria Rinaldi, oggi europarlamentare della Lega, aveva fondato un movimento con lo stesso nome, che aveva tra le sue priorità l’uscita dell’Italia dall’euro. Tra l’altro, sia la pagina Facebook (che ha più di 6 mila follower) sia il sito del movimento fondato da Rinaldi risultano ancora oggi attivi.

La Rivoluzione sanitaria di Panzironi

Uno dei movimenti antisistema che punta a candidarsi alle prossime elezioni politiche è Rivoluzione sanitaria di Adriano Panzironi, l’imprenditore romano noto per essere l’ideatore e il promotore di Life 120, un regime alimentare che promette, senza alcuna prova scientifica, una serie di benefici per il fisico e la salute che possono portare a vivere fino a 120 anni.
Panzironi – cui è stata recentemente confermata una multa da oltre 260 mila euro comminata dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) nel 2019 per la diffusione di contenuti pericolosi per la salute – ha lanciato la sua candidatura su Facebook, spiegando le motivazioni che lo hanno portato a compiere questa scelta. «Dopo 10 anni, sono giunto all’amara consapevolezza che se vogliamo cambiare la medicina e salvare milioni di persone dalla morte per malattie degenerative, dobbiamo aver il coraggio di presentarci al Paese e chiedere quel sostegno che ci permetterà di entrare al Parlamento e cambiare il sistema dall’interno», ha scritto Panzironi.
Rivoluzione sanitaria ha scelto come simbolo una ghigliottina francese, un’immagine che secondo il fondatore «non lascia dubbi d’interpretazione». Panzironi ha affermato di aver preferito correre da solo e non «apparentarsi con altre forze antisistema» per cercare con maggiore facilità di superare le soglie di sbarramento per eleggere parlamentari.
In ogni caso, il 10 agosto Rivoluzione sanitaria ha iniziato la raccolta firme in tutti i punti vendita life120 lo spaccio presenti in Italia e ha avviato la campagna elettorale sul suo canale Ap Channel sul digitale terrestre e su YouTube.
Sul sito di Rivoluzione sanitaria si legge che uno degli obiettivi principali della campagna di Panzironi è quello di «ridurre nei prossimi cinque anni le spese sanitarie correnti del 50 per cento» e di «ridurre la mortalità italiana del 50 per cento».
Nello specifico, il programma elettorale è diviso in 13 punti, tutti incentrati sul cambiamento del Sistema sanitario nazionale, dalla «realizzazione di 5 mila nuovi pronto soccorso privati» alla revisione delle etichette alimentari e dei fogli illustrativi dei farmaci.
Non manca nel programma di Rivoluzione sanitaria un riferimento ai vaccini: il punto 5 stabilisce infatti il «riconoscimento del diritto di “obiezione di coscienza” per i medici, per quanto riguarda qualsiasi trattamento sanitario, compreso la somministrazione di vaccini».

I Gilet arancioni di Pappalardo

Il 24 luglio anche il movimento guidato dall’ex generale dei carabinieri Antonio Pappalardo ha annunciato con un video su Facebook la volontà di partecipare alle prossime elezioni del 25 settembre. I Gilet arancioni sono una forza politica nata nel 2019 dall’unione di diversi movimenti precedenti, raggruppati sotto la figura di Pappalardo, ex generale ed ex deputato del Partito Socialista democratico italiano, allo scopo di «aiutare e insegnare agli italiani e a coloro che amano stare in Italia che si deve cambiare musica» (nel simbolo del partito è infatti presente una chiave di violino).
Il movimento provò a candidarsi inizialmente per le elezioni europee del 2019, ma non fu ammesso perché non furono raccolte le firme necessarie alla presentazione della lista. Oggi i Gilet arancioni e il loro leader sono più noti all’opinione pubblica, anche grazie alla loro opposizione al green pass e alle mascherine, culminata il 30 maggio 2020 in una serie di manifestazioni nelle più importanti piazze italiane, dove centinaia di persone si radunarono per protestare, nonostante le restrizioni (per le manifestazioni Pappalardo è stato denunciato).
Per raccogliere le firme, i Gilet arancioni stanno ricorrendo al metodo dell’autocandidatura spontanea, come spiegato da Pappalardo nel video-annuncio su Facebook: «Noi diciamo al cittadino semplice “ti vuoi candidare?” Bene, raccogli un po’ di firme e noi ti candidiamo». Non è chiaro però a che punto sia la raccolta firme del movimento o quali siano i suoi candidati, oltre allo stesso Pappalardo, ma il leader assicura che «si stanno avvicinando personaggi notevoli e faremo un comunicato stampa per farvi capire che i Gilet arancioni hanno tanto sostegno».
Il programma politico dei Gilet arancioni è disponibile sul sito del movimento e prevede «radicali trasformazioni dello Stato italiano e delle sue relazioni internazionali. Trasformazioni non dettate da slogan che mirano alla “pancia della gente”, bensì contenute in programmi che hanno come unico obiettivo quello di cambiare l’attuale sistema politico, economico, sociale e finanziario, creato per ulteriormente arricchire lobby di potere, che si riuniscono sotto la sigla “Nuovo Ordine Mondiale”, per realizzare un Nuovo Umanesimo».
Tra i punti principali del programma figurano un «accertamento scientifico» sulla Covid 19, per «verificarne la pericolosità pandemica e la sua letalità, tali da bloccare «l’intera economia mondiale» e le «dimissioni immediate di Sergio Mattarella, governanti e parlamentari in quanto tutti abusivi e illegittimi».
Oltre al programma, Pappalardo ha stipulato anche un «Patto d’onore» nel quale promette che se sarà eletto capo del governo attuerà una serie di provvedimenti entro un anno al massimo: tra questi ci sono la «costituzione di una repubblica confederale basata su sei stati confederati (Padania, Repubblica Serenissima, Etruria, Partenope, Sicilia e Sardegna)» e la messa in vigore della «lira italica», una moneta complementare di cambio 1 a 1 con l’euro, che elargirà «attraverso un’indennità di 1.500 lire italiche a tutte le casalinghe e i casalinghi».
L’ex generale ha poi diminuito i tempi di attuazione di queste norme, affermando in uno dei suoi video su Facebook che farà tutto (anche uscire dalla Nato) «in 48 ore al massimo».

Forza del Popolo di Musso

Un’altra lista antisistema che punta a candidarsi alle elezioni del 25 settembre è il partito Forza del popolo. Quest’ultimo è nato ufficialmente il 12 agosto 2021 e il suo leader è l’avvocato siciliano Lillo Massimiliano Musso, animatore tra le altre cose dei gruppi “Mille medici per la costituzione”“Mille avvocati per la costituzione” e “Scuola per la costituzione”, che dall’inizio della pandemia di Covid-19 si oppongono alle misure adottate dalle autorità sanitarie per contrastare il contagio, come la campagna vaccinale e il green pass.
Musso è titolare di uno studio legale a Ravanusa, in Sicilia, e ha una pagina Facebook, dove si fa chiamare «il vero avvocato del popolo» (in contrapposizione all’appellativo dell’ex presidente del Consiglio, l’avvocato Giuseppe Conte).
Nella sua biografia, Musso si è definito, tra le altre cose, «esperto in vaccinazioni obbligatorie e libertà di cura» e quella con Forza del popolo non è la sua prima esperienza politica. Lui stesso, nella sua biografia, ha raccontato di aver fatto parte dell’Italia dei valori, il partito politico di Antonio Di Pietro, fino al 2010, anno in cui è stato espulso. In seguito, Musso ha fondato il “Centro studi sul Socialismo cristiano” e dopo una serie di candidature a livello locale, in Sicilia, è stato candidato alle elezioni politiche del 2018 nel collegio uninominale di Agrigento per la Lista del popolo per la Costituzione del giornalista Giulietto Chiesa.
Il manifesto politico di Forza del popolo, che come movimento è nato nel 2016, è ricco di citazioni di personaggi illustri, da filosofi come John Locke e Immanuel Kant, fino a ex presidenti degli Stati Uniti come Franklin Delano Roosevelt, e proposte dai toni complottisti. Per esempio, il partito punta a istituire una «ri-Costituente democratica» per «la ricostruzione dalle fondamenta della Repubblica italiana», resa necessaria «dal collasso della democrazia, naufragata tra le onde di una – a tratti – indecifrabile dittatura soft, costruita silenziosamente all’interno delle maglie democratiche, i cui frutti di fame e di miseria sono simili a quelli di un conflitto bellico che si perpetua da decenni». Inoltre, Forza del popolo punta a trasformare l’Italia in una «Repubblica Federale di Regioni Autonome» a ridurre la giornata lavorativa a un massimo di «sei ore giornaliere» e a riformare la rappresentanza sindacale, incentivando «la costituzione di sindacati autonomi».
Forza del popolo è una lista attiva sui social, in particolare su Telegram, dove ha due canali ufficiali, uno con più 11 mila iscritti e l’altro con quasi 4 mila iscritti. Su Telegram, i militanti del partito condividono per lo più contenuti legati alla Covid-19, contrari ai vaccini e al green pass. Nelle ultime settimane il partito ha lanciato la campagna per la raccolta delle firme e ha presentato già alcuni candidati alle elezioni del 25 settembre. Tra questi c’è anche Maria Fida Moro, figlia dell’ex presidente del Consiglio Aldo Moro (Democrazia cristiana), già deputata dal 1987 al 1992 eletta con Dc e poi passata a Rifondazione comunista.
Oltre alla figlia di Moro, Forza del popolo punta a candidare anche il medico negazionista della Covid-19 Domenico Mastrangelo e Matteo Testa, che su Facebook si fa chiamare «il farmacista libero», sospeso a febbraio 2022 dall’Ordine dei farmacisti dopo aver partecipato a diverse manifestazioni contro il green pass indossando una pettorina che richiama i deportati nazisti nei lager.
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