Altro che stanco. Mario Draghi è stato «mandato via». Se fosse dipeso dalla sua volontà sarebbe rimasto a Palazzo Chigi fino alla fine della legislatura. Mentre la proposta del centrodestra su un governo-bis senza i grillini è arrivata fuori tempo massimo. E nei confronti di chi oggi lo tira per la giacchetta o si strappa le vesti per la sua caduta il premier in carica solo per gli affari correnti «è irritato». In questa replica arrivata al quotidiano Libero dopo le parole di Berlusconi su Draghi «stanco» e che «ha scelto di andarsene» c’è molto di quello che pensa l’ex governatore della Bce della crisi di governo che lo ha portato a dare le dimissioni. Nel consiglio dei ministri che ha fissato le elezioni per il 25 settembre il premier è stato più ecumenico: ha ringraziato i ministri per gli sforzi e ha detto che porterà con sé un bel ricordo degli «scambi» avuti con ognuno.
La caduta del governo Draghi si vuol far credere che è frutto di un «divorzio unilaterale». In cui il centrodestra (ovvero: Salvini e Berlusconi) ha sfruttato l’occasione offerta da Giuseppe Conte e il Movimento 5 Stelle. Per anticipare la corsa alle urne a cui puntava dall’inizio. Questo pensa Mario Draghi sulle sue dimissioni secondo un retroscena del Corriere della Sera lo fa nascondendosi: nessuna intervista, qualche virgolettato a lui attribuito. “Non sono stanco, non volevo mollare, il draghi bis non sarebbe durato un giorno”. Uscita di scena non certo grandiosa. In cui si riepilogano le tante difficoltà degli ultimi mesi, con il leader della Lega accusato di non rispondere nemmeno alle telefonate e il Cavaliere pronto a giocare a specchio. «Siete dei rompiscatole», diceva Draghi al termine dei colloqui con alcuni settori della maggioranza: «Tanto lo so che domani vi inventerete un’altra cosa». Per questo, spiega il banchiere ritornato a fare il Mario Draghi, non sarebbe servito a nulla un atteggiamento più accomodante in Senato. «Perché tutto era stato già deciso», conclude il premier in carica ormai solo per gli “affari correnti“. Si attende adesso soltanto lo scioglimento delle Camere da parte di Mattarella, dopodiché inizierà il percorso burocratico verso le elezioni. Per qualche mese, Draghi resterà in sella per sbrigare come abbiamo scritto i cosiddetti “affari correnti”.
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