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Il neosindaco Manfredi: “Fondi e personale per Napoli o potrei lasciare”

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Subito fondi e personale per Napoli, un intervento non oltre la Finanziaria, altrimenti non si potrà andare avanti. “Ho avuto una visione traumatica: decine di pini ridotti in ceppi nel panoramico parco del Virgiliano, a Posillipo. Le scuole in condizioni disastrose, i trasporti ai minimi.

Ora bisogna ricostruire” dice in un forum con Repubblica, il neosindaco di Napoli Gaetano Manfredi, che ipotizza un intervento tra i 100 e i 200 milioni l’anno per la spesa corrente, per 5 anni, e lancia un “Pnrr delle città” con una verifica sui processi. Perché c’è “una pioggia di miliardi destinata al Sud, ma rischiano di non arrivare mai sui territori, e di non essere mai spesi”.

E senza risposte, ”è come fare la Formula 1 senza benzina”.

Eh no, l’ex rettore, si dovrebbe dimettere perché ha mentito ai napoletani. Perché, come ha detto Catello Maresca, quel “Patto per Napoli” che gli era stato promesso era in realtà un ‘pacco’ confezionato da Enrico Letta, Giuseppe Conte con la benedizione del governatore Enzo De Luca, che su Napoli aveva detto: se vince Manfredi, oltre al pacco faccio anche ‘contropacco’ di miliardi solo per lui.

Mentre Antonio Bassolino gli ricordava un giorno sì, e l’altro pure, che i patti non si fanno a Roma, ma con la città. E che soprattutto non si fanno con i partiti, ma con il presidente del Consiglio e con il Parlamento.  E questo non è il governo giallorosso, ma di unità nazionale senza i Fratelli d’Italia. E che nelle Camere non c’è una maggioranza chiara e solida di quelli che lo hanno sostenuto, ma un carrozzone di deputati e senatori con la data di scadenza che pensano unicamente ad arrivare a settembre 2022 per far maturare la pensione.

Ma lui diritto per la sua strada, pensando di guidare una Ferrari ed invece stava al volante di un tre ruote. E spocchioso, come lo sono tutti i borghesi con la puzza sotto sotto il naso, non si presentava ad alcun confronto. Lui teneva il “patto“, e gli altri non valevano un cazzo.

Manfredi non voleva candidarsi. Ricordate, faceva il prezioso. Poi, con i ‘pagherò‘ in tasca disse sì. Ed ha imbarcato tutti e tutte, costruendo da bravo ingegnere un meccanismo cinico del consenso dentro il quale potevano stare insieme gli antagonisti e i forzisti e in mezzo tutti gli altri. Peccato che i soldi erano un ‘pacco’ ed i debiti, tanti, tre miliardi.

Ma come poteva pensare che le cose sarebbero andate come gliele avevano raccontate il Pd, Cinque Stelle e De Luca? Lo è stato o ci ha fatto?

Eppure è partito alla grande. Casco in testa di giorno e smoking la sera. Ha messo in sicurezza la galleria Quattro Giornate e poi si vedrà. Ha allungato fino a dicembre il contratto ai 142 vigili urbani e poi si vedrà. Ha nominato la Giunta distribuendo poche deleghe e poi si vedrà. E poi ha finalmente capito: Napoli non è la gallina dalle uova d’oro, che Napoli sta sull’orlo del baratro come quasi tutti i comuni italiani, e che ho si risolve il problema di tutti, o commissariamenti a palate.

Si dimetta. Lo faccia subito. Lasci che il comune venga commissariato. E non dica perché in queste condizioni non può amministrare. Ammetta che ha creduto alla favola. Chieda scusa ai napoletani e torni ad insegnare cercando di spiegare ai suoi studenti che i fini giustificano i mezzi, ma che sono i mezzi che fanno raggiungere i fini.

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