Intervista a Maurizio Boldrini giornalista, scrittore, docente di giornalismo e nuovi media all’Università di Siena
Professor Boldrini, come sta vivendo, come docente di giornalismo e nuovi media, l’informazione al tempo del Covid?
Mi può fare un esempio della deriva verso lo spettacolo del dolore?
Le dirette dalle zone rosse, la visione impudica dei malati in terapia intensiva, l’appuntamento serale che era diventato un requiem aeternam all’ora di cena sulla nostra condizione. Tutto questo non ha aiutato nessuno. Se, si aggiunge al conto, anche l’incapacità comunicativa del Governo, che fa uscire la notizia del blocco di circolazione fra le Regioni con alcune ore di anticipo sulla decorrenza stabilita, grazie a soffiate trasversali fra questo o quell’ufficio stampa, con conseguente fuga di massa dalla Stazione di Milano, la disinformazione ha avuto un tassello in più, quello istituzionale.
Lei è, forse, uno dei massimi esperti di fake news. Quanto hanno contagiato il Covid?
Incredibile, ma vero, i social hanno fatto meno danni di altri media. Il medium falso per eccellenza è stato la televisione, specie quella pubblica, seguita dai titoli della carta stampata. Quanto ai social, in una primissima fase, quella che seguiva lo scoppio di un evento imprevedibile, quando non si capiva nulla di quello che stava accadendo, le fake hanno imperversato, a partire dalle tesi complottiste sull’origine del Covid, fino ai rimedi miracolosi. Dal lockdown in poi, ha prevalso la funzione più propria dei social, che è quello di mettere le contatto le persone, una ragione d’essere e una necessità che erano moltiplicate dall’emergenza in corso. Con la creazione di eventi appositi, come le bandiere esposte e il canto dell’inno nazionale, tutti insieme alla stessa ora.
Che cosa rischiamo in futuro?
Una fake new nasce dalla popolarizzazione delle idee con il conseguente fronteggiamento degli schieramenti, che fanno partire vere e proprie campagne, l’una contro l’altra armata. In questa seconda ondata le voci contrapposte sono rimaste, tutto sommato, silenti, ma il vero pericolo, il rischio più grande è annunciato a breve: il flusso delle fake news sui vaccini e la conseguente destabilizzazione degli utenti/pazienti. La guerra, scatenata dai diffusori di fake news è già scoppiata. Per fronteggiarla, oltre alla Agcom, è già entrata in azione una task force del Dipartimento Informazione ed Editoria della Presidenza del Consiglio. Sta lavorando su due fronti. Da una parte chiede la collaborazione ai gruppi che già operano, a vario titolo e volontariamente, per smascherare le fake. Dall’altro, chiedendo ai cittadini, che ne fossero venuti a conoscenza, di segnalarle al Dipartimento. Sul rapporto falso e vero, intorno ai vaccini, si sta giocando anche una vera e propria partita editoriale, perché le maggiori testate mondiali, a partire da Google, hanno creato degli spazi specifici per contrapporre le diverse opinioni e il diritto di denuncia e di replica. Il grande rischio è che gruppi No Vax, gruppi politici o altri di disturbo che fanno capo ai Paesi già facenti parte della disciolta Unione Sovietica, scatenino, e forse l’hanno già scatenata, una gigantesca campagna contro l’uso dei vaccini e l’utilità della vaccinazione. Tutti uniti appassionatamente. Ideologizzati e complottisti, superficiali, che diffondono in rete notizie di cui hanno solo sentito dire, e produttori industriali, ovvero megastrutture create appositamente, e ci lavorare migliaia di persone, per creare valanghe di fake news e destabilizzare il mondo.
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