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Pompei: ritrovati due corpi intatti nella Villa di Civita Giuliana

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Due corpi perfettamente integri. Che presentano ancora le pieghe dei loro vestiti. Uno, soprattutto, sembra avvolto in un mantello di lana. Sono i calchi inediti appena effettuati a Pompei, nell’area di scavo della villa suburbana di Civita Giuliana.

A vederli così, sembrano addormentati sul terriccio, con le mani ancora sul petto, le dita piegate sulla tunica. Sono invece vittime dell’eruzione del 79, che distrusse la colonia romana assieme a Ercolano e Stabiae. La scoperta, recentissima, è stata definita “stupefacente” dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini.

“È un ritrovamento eccezionale” commenta Massimo Osanna, direttore del Parco archeologico e, da settembre, alla guida della Direzione generale dei Musei. I corpi appartengono a due uomini, un quarantenne e il suo schiavo, probabilmente in fuga dalla furia del Vesuvio. La presenza di un mantello di lana (assieme ad altre evidenze studiate negli ultimi anni) potrebbe ancor più avvalorare la nuova ipotesi dell’eruzione al 24 ottobre (e non al 24 agosto come si ritiene canonicamente). Si è potuto creare un calco delle due vittime con la stessa tecnica messa a punto da Giuseppe Fiorelli nel 1863.

“Le ultime settimane sono state febbrili – aggiunge Osanna – Abbiamo avvertito la presenza di vuoti nella coltre di materiale piroclastico e da lì la sorpresa dei resti umani. C’erano le condizioni ottimali per provare a ottenere il calco delle vittime, e l’esperimento è pienamente riuscito”.

I corpi provengono dalla villa suburbana di Civita Giuliana, lussureggiante tenuta di epoca augustea con saloni e terrazze affacciate sul mare. È situata all’esterno delle mura pompeiane, circa settecento metri a nord-est. Nelle stalle gli archeologi trovarono nel 2017 i resti di tre cavalli di razza, uno addirittura bardato con una raffinata sella, decorata con finimenti scintillanti, quasi fosse stato preparato per l’uscita imminente del suo padrone.

I primi scavi dell’area risalgono ai primi del Novecento, ad opera del marchese Giovanni Imperiali, allora proprietario del terreno. Gli attuali lavori, interamente finanziati dal Parco di Pompei con un milione di euro, sono frutto di un’operazione congiunta con la Procura di Torre Annunziata, il procuratore Pierpaolo Filippelli e i carabinieri, per bloccare i tombaroli, che qui hanno lasciato ampie tracce della loro attività.

Dopo l’indagine nelle stalle, da gennaio 2020 si sta scavando intorno al lungo criptoportico edificato sotto ad una delle grandi terrazze.

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