A solo pochi giorni dalla tanto attesa riapertura delle scuole, arriva, attraverso un documento redatto dall’Istituto Superiore della Sanità, qualche flebile informazione, perlopiù imprecise indicazioni in merito alla gestione di casi e focolai da Sars-Cov-2 negli istituti scolastici.
Sul caso, Leda Tonziello iscritta alla CGIL e portavoce di un nutrito gruppo di insegnanti del Casertano, ha dichiarato:“A causa delle poche ed imprecise informazioni, non solo dobbiamo fare i conti con misure non chiare e con la paura del contagio, ma anche con le idee bizzarre che proliferano da giorni e che vengono diffuse in modo virale sui social. È cominciata infatti, la rivolta dei genitori internauti che annunciano di non dare il consenso alla partecipazione scolastica dei loro figli. Insomma, il panico comincia a dilagare a causa dell’approssimazione da parte della Ministra Azzolina, che si è preoccupata più dei famosi “banchetti a rotelle” che del problema sostanziale.”
“Noi docenti brancoliamo nel buio. – continua la portavoce – Veniamo sottoposti ad una miriade di domande da parte dei genitori, alle quali, ahinoi, non sappiamo rispondere per mancanza di direttive chiare. Ancor prima di cominciare siamo caricati da una serie infinite di responsabilità, oltre che di ansie naturali.”
La Tonziello conclude: “La domanda più ricorrente che ci poniamo, burocrazia a parte, è: “E se nelle nostre aule ci fosse un asintomatico?” Un asintomatico, com’è ben noto, non lo riconosci, si presenta in perfetta forma fisica, niente tosse, niente febbre. Non vogliamo entrare nel merito della questione medico-scientifica, perché non ne abbiamo le competenze necessarie ma un consiglio ci sentiamo di darlo: Siate responsabili! Prima di cominciare, bisogna fare i test a tutti per individuare gli asintomatici. Inoltre, vista la continua evoluzione del contagio extrascolastico, occorrerebbe predisporre aule con un numero limitato di ragazzi in base ovviamente alla grandezza, 1 m e mezzo di distanza, senza mascherina. Per tutti noi l’efficacia rapida è quel che conta e anche la collaborazione con enti locali e terzo settore potrebbe rivelarsi fondamentale. Non è da sottovalutare l’intervento di associazioni attive con strutture e strumenti adatti, dando disponibilità concreta di aule ulteriori a quelle solitamente utilizzate, per non lasciare nessuno a casa.”
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