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Gianpiero Zinzi: Più orgoglio e coraggio per difendere Caserta e ripartire

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”Prima Caserta soffriva il Napolicentrismo. Ora, oltre che subalterna a Napoli è diventata molto più marginale anche rispetto a Salerno. Con tanti saluti alla cosiddetta filiera istituzionale”. Non le manda certo a dire Gianpiero Zinzi, coordinatore provinciale di Forza Italia e presidente della commissione regionale sulla Terra dei Fuochi.

Gianpiero Zinzi: Più orgoglio e coraggio per difendere Caserta e ripartire

Mette tutti dietro la lavagna e lei si assolve…

«No. Premesso: questa è la città dove sono nato e cresciuto e dove ho deciso di vivere. Devo però constatare che mai come in questo passaggio storico l’amministrazione appare del tutto evanescente e il sindaco Marino sembra essere stato isolato dal suo stesso partito. Del resto, quello che si è verificato da meno di un anno a questa parte è sotto gli occhi di tutti».

Ma prima non è che la situazione fosse tanto diversa.

«Non cerco alibi. Però va detto che quando a Caserta governava il centrodestra, si era riusciti a creare una filiera istituzionale con il governo centrale e con i vertici della Regione a guida Rastrelli. Tutto questo oggi non esiste più: la filiera istituzionale con la Regione non funziona nonostante in consiglio comunale siedano membri diretta espressione di consiglieri regionali di maggioranza. Ma il risultato è che Caserta resta nella considerazione generale molto indietro non solo rispetto a Napoli ma anche rispetto a Salerno che con De Luca è diventata il secondo polo regionale».

Dov’è mancata la forza propulsiva dell’amministrazione?

«Su alcuni dossier determinanti. Primo fra tutti il policlinico. È inutile che De Luca e Marino facciano passerelle sul cantiere di Tredici. Se l’operazione policlinico non è ancora del tutto naufragata è solo per merito dell’università. Anzi, la sensazione in Regione è che si vada in tutt’altra direzione».

Si spieghi meglio.

«Il riordino del sistema territoriale regionale è stato concepito esclusivamente per la realtà di Salerno e poi adattato alle altre province. Non si è fatta alcuna programmazione seria sulle varie tipologie territoriali».

E questo non lo si poteva evitare?

«Certo. Ma questo sarebbe potuto avvenire se la classe dirigente casertana di centrosinistra avesse avuto maggiore coraggio, anche un sussulto di maggiore dignità e orgoglio. Io non ricordo una sola occasione in cui gli amministratori casertani abbiano fatto la voce grossa nei confronti della Regione o di De Luca. Solo acquiescenza salvo poi recriminare sulle occasioni perdute».

Però almeno sul versante beni culturali il richiamo pubblico della città ha ripreso vigore.

«Ma anche questo per merito esclusivo di un manager capace come Felicori. La città finora non è stata in grado di instaurare con la Reggia un valido dialogo di sistema. Anche sul Macrico lo stesso scenario».

Qual è la sua ricetta?

«Ricordo che ai tempi della campagna elettorale per le comunali di alcuni anni fa il tema del Macrico Verde fu uno dei cavalli di battaglia dello schieramento guidato da Petteruti che poi vinse la competizione elettorale. Dopodiché il tema è stato abbandonato come abbandonato è rimasto il Macrico. I casertani hanno il diritto di fruire di questo polmone verde che oggi non solo è inaccessibile e degradato ma è anche pericoloso».

Come giudica l’ipotesi del parco dell’aerospazio?

«Non pervenuta. Solo parole».

Però l’intera classe dirigente casertana, nessuno escluso, ha fatto un’altra magra figura anche sul Museo campano.

«Abbiamo provato a reperire fondi straordinari, poi De Luca, ponendo la fiducia, ha fatto cadere l’emendamento per salvare il Museo Campano. Non così è avvenuto per Salerno. Ora credo che debba intervenire il Ministero».

Non crede che troppo spesso questo territorio abbia invocato aiuti dall’alto come su sanità e terra dei fuochi?

«Come commissione sulla Terra dei fuochi stiamo svolgendo un lavoro di monitoraggio e proposta: non abbiamo potere decisionale. Posso però dire che se davvero dal governo arriveranno i 450 milioni promessi a De Luca, questi fondi più che per la rimozione delle ecoballe dovrebbero servire per le bonifiche. Ma il vero punto è un altro».

Quale?

«È ormai accertato che i nostri prodotti non hanno alcun tipo di contaminazione. Eppure gli indici di mortalità continuano a essere elevati: questo vuol dire che sono carenti assistenza sanitaria e servizi e non è certo con lo scontro tra De Luca e il ministro Lorenzin sui commissari che si risolvono i guasti della sanità in Campania dove la fuga dei pazienti è un dato allarmante e costante».

Ma lei è favorevole o contrario?

«Mai De Luca commissario alla sanità».

Qual è il ruolo di Forza Italia?

«Stiamo ricostruendo la struttura del partito. Abbiamo iniziato da Caserta e, d’intesa con il presidente Carlo Sarro, presto costituiremo gruppi in tutti gli enti locali. Ormai non abbiamo più alibi davanti al fallimento del Pd».

Si sta preparando a candidarsi alle prossime politiche?

«Io sono a disposizione del partito. Altrimenti continuerò a svolgere al meglio il mio compito in consiglio regionale».

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