Una vicenda sconvolgente, che arriva dal passato. Precisamente: da un pozzo nero profondo 26 anni. È la storia dell’omicidio di Ferdinando Brodella, 33 anni, vittima di lupara bianca nel 1993. La questione era sempre stata «liquidata» come un regolamento di conti tra i clan di Camorra del Casertano. Invece la verità è emersa a distanza di tempo grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, nonché di quelle dello stesso capo clan Augusto La Torre: Brodella era stato ucciso — e poi fatto a pezzi e seppellito in una masseria — perché pur essendo malato di Aids continuava ad avere rapporti sessuali con donne vicino alla cosca. Troppo per il boss, che decise di eliminarlo. Il caso è emerso perché stamani i militari dell’Arma hanno dato esecuzione ad un provvedimento di custodia cautelare nei confronti di Mario Esposito, 60 anni, accusato di aver preso parte all’omicidio, che attualmente è già recluso nel carcere di Opera a Milano. Esposito è accusato di omicidio premeditato, detenzione illegale di armi e distruzione di cadavere, reati aggravati dall’aver commesso il fatto al fine di agevolare la realizzazione delle finalità illecite del clan. Il boss La Torre aveva raccontato che per un certo periodo era convinto di essersi ammalato di Aids, cosa poi esclusa dalle analisi alle quali si sarebbe sottoposto. Per questo diede ordine di uccidere il giovane. Brodello fu attirato in una trappola in una masseria di Mondragone, e lo ucciso a colpi di pistola.
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