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La Procura della Corte dei Conti della Campania ha emesso 34 inviti a dedurre

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Questi i nomi degli “indagati” , che entro 45 giorni potranno depositare le proprie deduzioni in merito al danno erariale contestato.

Tommaso Amabile, Enza Amato, Flora Beneduce, Francesco Emilio Borrelli, Stefano Caldoro, Luca Cascone, Mario Casillo, Tommaso Casillo, Armando Cesaro, Maria Antonietta Ciaramella, Rosa D’Amelio, Vincenzo De Luca, Carmine De Pascale, Maria Grazia Di Scala, Aniello Fiore, Alberico Gambino, Stefano Graziano, Carlo Iannace, Alfonso Longobardi, Vincenzo Maraio, Antonio Marciano, Carmine Mocerino, Erasmo Mortaruolo, Gennaro Oliviero, Monica Paolino, Luciano Passariello, Francesco Picarone, Alfonso Piscitelli, Loredana Raia, Maria Ricchiuti, Ermanno Russo, Michele Schiano di Visconti, Raffaele Topo, Gianpiero Zinzi.

La Commissione speciale sulle societa’ partecipate istituita dalla Regione Campania, che ha operato tra fine 2015 e inizi 2018, fu un “inutile doppione” costato alla collettivita’ oltre 311mila euro.

E’ quanto sostiene la Procura della Corte dei Conti della Campania che ha emesso 34 inviti a dedurre nei confronti di altrettanti consiglieri regionali della Campania tra i quali figurano anche l’attuale presidente Vincenzo De Luca e l’ex governatore Stefano Caldoro.

Per i magistrati contabili la sua costituzione, avvenuta il 9 dicembre 2015, fu, essenzialmente, “illegittima, inutile e anche dannosa”.

Le indagini dei carabinieri del comando provinciale di Napoli sono partite da una segnalazione presentata il 31 maggio 2017 dal gruppo consiliare regionale del Movimento 5 Stelle.

”Come Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale siamo stati gli unici a esprimere voto contrario alle richieste di proroga, richiamando il combinato Statuto e Regolamento che vieta le proroghe e anzi stabilisce, con l’articolo 44 comma 4, che i lavori non superino i 6 mesi. In questo caso sono state chieste e ottenute ben tre proroghe”. E’ quanto denunciato dalle consigliere regionali della Campania del Movimento 5 stelle Valeria Ciarambino e Maria Muscara. “Il dato paradossale è che, nonostante due anni, tre proroghe illegittime e ulteriori sessanta giorni non previsti dallo statuto regionale, è stato a tal punto inconcludente il lavoro della Commissione, che all’esito dei lavori il presidente Passariello si è addirittura vergognato di leggere la relazione in aula, limitandosi a inviarla via mail – hanno concluso – L’unico risultato ottenuto, come conferma l’indagine della magistratura contabile, è quello di aver sperperato impropriamente il denaro pubblico, ben 300mila euro tra ufficio di presidenza e spese per il personale assegnato di supporto”.
Ricordiamo infatti che nel 2015 esattamente il 9 dicembre del 2015 e’ stata approvata a maggioranza,  con 26 consiglieri favorevoli, 7 contrari e 4 astenuti la costituzione della Commissione di inchiesta sulle societa’ partecipate, consorzi ed enti strumentali dipendenti dalla Regione Campania  L’insediamento e la costituzione, invece, avvennero nel corso della seduta consiliare del successivo 19 gennaio: in quell’occasione fu eletto presidente Luciano Passariello (Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale), consigliere con funzioni di vice presidente Gianluca Daniele (Pd) e Monica Paolino (Forza Italia) fu eletta consigliere con funzioni di segretario. Le richieste di proroga vennero approvate per altre tre volte (il 29 dicembre 2016, l’11 luglio 2017 e il 30 gennaio del 2018) e la commissione rimase in funzione fino al 19 marzo 2018, dopo avere preso in analisi complessivamente le situazioni gestionali di una dozzina di enti orbitanti nella cosiddetta “galassia regionale”. I risultati vennero riportati brevemente in una ventina di pagine di relazione finale consegnate il 20 marzo 2018.

Dati, sottolineano gli inquirenti, che potevano essere acquisiti anche attraverso l’esame di alcuni dei siti istituzionali. L’ufficio di presidenza e’ costato, tra il 2016 e il 2017, oltre 87mila euro mentre oltre 203mila euro sono costate le cinque unita’ costituenti il personale. A questa somma vanno anche aggiunti i costi della proroga di altri due mesi votata per alzata di mano il 30 gennaio 2018, che ammonta a quasi 21mila euro.

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