Dall’adulazione al ripudio il passo è breve, brevissimo: #bastaUnNo.
Soprattutto da quando si è capito che non era solo per la riforma costituzionale ma per la persona e il governo di Matteo Renzi.
Vincenzo De Luca, il più renziano di tutti, dopo l’indigestione di ‘fritture’, si è affrettato a prendere le distanze dall’ex premier: «Matteo è un presuntuoso e uno strafottente, ha pagato l’esuberanza del suo carattere» aveva commentato , il presidente della Regione Campania, che in questi giorni sta cercando a Roma, e nel PD, nuovi interlocutori, anche in previsione di una non scontata riconferma alla guida del partito.
Morto un Papa se ne fa un altro. De Luca ha già scelto il suo nuovo pontefice in caso di disgrazia definitiva di Matteo Renzi. È Carlo Calenda, ex Scelta civica, ministro dello Sviluppo economico del governo Renzi. Chi farà parte della squadra targata De Luca-Calenda? Il primo si è di un ex berlusconiano di ferro come Gianni Lettieri, candidato alle scorse elezioni comunali di Napoli per il centrodestra. L’ex presidente dell’Unione industriali di Napoli sarebbe il primo acquisto della ditta De Luca. C’è un altra adesione quasi certa alla corrente De Luca-Calenda. È quella del deputato Giovanni Palladino, anche lui ex seguace di Mario Monti. La prima Regione del Sud a trazione renziana è già saltata.
L’album delle figurine in movimento è appena iniziato e potrebbe essere assai affollato, se è vero che l’indomani della vittoria del No diversi tra i 200 intellettuali che firmarono l’appello pro Renzi hanno chiesto di cancellare il proprio nome dall’elenco. Così da liberarlo per nuove iniziative.
Vizio antico quello dei voltagabbana, dei camaleonti, che il terremoto politico in corso fa uscire dalla palude. Movimenti repentini e passo veloce. Lo aveva detto Massimo D’Alema, uno che di cadute se ne intende: “Se Renzi perde lo abbandoneranno tutti e toccherà anche difenderlo”.
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