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Un uccellino speciale: il cardellino

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Il nome scientifico è Carduelis carduelis, il cardellino, un piccolo uccello che si riconosce per il piumaggio vivace e colorato e il canto festoso. Appartiene alla famiglia dei Fringillidi e il suo nome è legato alla pianta del cardo mariano, dei cui semi è particolarmente ghiotto.

Presenta una caratteristica mascherina rossa sul volto, più evidente nel maschio e più limitata nella femmina. La nuca e le ali sono di colore nero e le ali con una peculiare striscia gialla. Il resto del piumaggio vira dal bianco delle guance al marrone del dorso.

Altro elemento caratteristico è il suo canto, che si identifica più come un trillo, allegro e ammaliante, impossibile da ignorare quando si passeggia nei boschi in cui canta: proprio questa caratteristica l’ha reso gradito anche come animale da compagnia. È bene sapere, tuttavia, che la legge italiana vieta severamente la cattura e il commercio dei cardellini selvatici, proprio a causa dei traffici illegali che nel tempo sono diventati sempre più diffusi.

Solo gli esemplari d’allevamento nati in cattività (identificabili grazie all’anellino alla zampa) e comunque provvisti di documenti attestanti la provenienza, possono essere tenuti in casa, per non rischiare di diventare complici di un commercio lucroso.

Chi acquista un cardellino deve sapere che, come ogni uccellino, ha bisogno di spazio, di volare e di libertà. E che, essendo sempre vissuto in cattività, avrà bisogno di cure e di condizioni di vita ottime, per evitare di mettere in pericolo la sua salute e il suo benessere. Conoscere le caratteristiche di questo animale, consentirà inoltre di apprezzare ancor di più i cardellini che si possono scorgere nei boschi e nei parchi, il loro ambiente naturale.

Un uccellino speciale

Il cardellino, in natura, è una specie presente in buona parte dell’Europa continentale. Il Carduelis carduelis ‘tschusiii’ è la sottospecie che popola Sardegna, Sicilia e Corsica. Le 14 sottospecie fino ad ora considerate, si distribuiscono dai Pirenei fino agli Urali, toccando in particolare sia Medio Oriente che Penisola Balcanica. Il Carduelis carduelis tschusii è diffuso in Corsica, Sardegna e Sicilia. In Iran è presente una specie endemica, ma il cardellino vive anche in Kazakistan, Turkmenistan e Siberia.

Esistono poi diverse varietà, oltre a quello comune, che si differenziano per il colore: il Bruno, l’Agata, l’Isabella, il Pastello, il Satiné, il Giallo, il Favato,il Witkop, l’Opale e l’Albino (completamente bianco).

Da sempre amato e venerato, ha svolto un ruolo simbolico nella cultura europea: di lui si narra nella mitologia greca,  Atena trasformò una delle Pieridi, Acalante, in un cardellino. Ma è anche il simbolo dell’anima che vola via con la morte del corpo, un’eredità dell’antica cultura pagana fatta propria dal Cristianesimo.La macchia rossa che presenta sul viso sarebbe testimonianza della sua vicinanza al Cristo. Si dice infatti che nel cercare di estrarre le spine dalla corona, il cardellino si punse, ferendosi.

In nome di questa leggenda, Raffaello Sanzio dipinse, tra il 1505 e il 1506, la Madonna del cardellino, in cui San Giovanni Battista appare mentre offre a Gesù un cardellino, in rappresentanza della futura Passione.

Non a caso molti celebri artisti lo hanno immortalato nelle loro opere: tra tutte, la più famosa è la tavola della “Madonna del cardellino” di Raffaello Sanzio, al Museo degli Uffizi. È la dimostrazione che si tratta un uccellino davvero particolare: è importante dedicargli cure, attenzioni e dedizione.

Vuole una gabbia spaziosa

Quasi superfluo dire che il cardellino ha bisogno di svolazzare e muoversi il più possibile, anche se vive in cattività. Per gli esemplari nati in casa o in allevamento, che non hanno la possibilità di sopravvivere all’aperto, si può cercare di ricreare uno spazio il più possibile affine alla sua natura: la gabbia deve avere una lunghezza di almeno 120 cm o, al limite, 90 cm, poi se se si tratta di uccellini molto tranquilli anche 60. Ancor meglio sarebbe una voliera sviluppata in altezza, in modo da permettere al cardellino di avere il maggior spazio possibile. All’interno dovranno essere collocati dei posatoi (meglio in legnoe non in plastica) su cui il cardellino possa posarsi tra un volo e l’altro.

Se si opta, come sarebbe più opportuno, per una voliera e il clima lo consente, la posizione migliore sarebbe all’esterno, in un luogo con luce naturale che garantisca qualche ora di sole, senza eccessi e sempre con zone ombreggiate. Occorre però evitare aree soggette a sbalzi di temperatura o intemperie. Infatti, per quanto i cardellini sopportino abbastanza bene le basse temperature, l’umidità eccessiva (superiore al 70%) e le correnti d’aria possono farlo ammalare.

Se si posiziona in casa, la gabbia deve essere collocata lontano da correnti d’aria e dal vapore, molto pericolosi, e dal sole diretto. Va scelto un luogo arieggiato ma comunque protetto, evitando cucina e bagno. Quando le porte e le finestre della stanza sono chiuse, si potrà lasciare aperto lo sportellino della gabbia e abituare il cardellino a uscire e rientrare, per concedergli qualche momento in più di libertà, in piena sicurezza.

La corretta alimentazione

Seppure robusti e vivaci, questi uccellini hanno un lato debole che deve essere curato: il nutrimento, da variare a seconda dell’età e delle condizioni ambientali. Si tratta di animali granivori con un apparato digerente delicato, che in natura si nutrono prevalentemente di semi: ghiotti di semi di cardo (da cui deriva il nome) gradiscono anche quelli di papavero, avena, canapa, colza, lattuga, lino, sesamo, acetosa, tarassaco e molti altri. In particolare, i semi oleosi (come lino, niger e girasole) andrebbero aggiunti al pasto nella stagione più fredda, mentre durante la muta il cardellino può richiedere un apporto supplementare di vitamine e proteine, che potrà trovare in germe di grano, soia e lievito. Nella dieta di questi uccellini, poi, non dovrebbero mancare anche frutta verdura sempre fresche e rinnovate nel corso della giornata, evitando che il cardellino le consumi se in stato di decomposizione.

L’alimentazione dovrà essere quanto più possibile simile a quella presente in natura: meglio non somministrare, quindi, un eccesso di pastoncini artificialiDa evitare anche i semi cotti, impoveriti dei principi nutrizionali, e prediligere i semi germinati, ricchi di vitamine e molto appetibili.

In fase di preparazione alle cove e durante tutto il periodo della riproduzione è meglio optare per un composto naturale fatto in casa con latte, uova, pangrattato, con aggiunta di semi germinati e piselli, che contiene tutte le proteine e gli aminoacidi essenziali per questa fase delicata.

Regole di buona salute

Oltre allo spazio adeguato e all’alimentazione, il benessere del cardellino passa attraverso la cura e l’igiene del suo alloggio. Proprio l’attenzione a questi aspetti potrà evitare malattie e disagi in una condizione che non è, comunque, quella per lui naturale e ideale. Ecco alcuni punti chiave:

✓ garantire sempre il ricambio di aria evitando correnti e sbalzi se vive in casa

✓ rinnovare l’acqua tutti i giorni e più volte al giorno nella stagione calda lavando con cura il beverino per evitare residui di cibo o microrganismi patogeni

✓ sostituire il pastoncino dopo tre ore quando le temperature sono elevate

✓ pulire bene posatoi e fondo della gabbia dagli escrementi con frequenza
e in modo approfondito almeno una volta la settimana

✓ pulire ogni giorno la ciotola del cibo

✓ farsi consigliare dal veterinario un antiparassitario da somministrargli, tenendo conto dell’età, della dimensione e della sua condizione fisica

✓ prestare attenzione ai contatti con altri uccelli selvatici, se il cardellino vive all’aperto.

La  riproduzione e la cova in gabbia e in natura

In cattività il Cardellino si riproduce generalmente da fine Aprile ad Agosto inoltrato. Per ottenere risultati soddisfacenti è importante preparare i riproduttori già da Gennaio abituandoli a mangiare una o due volte a settimana il pastoncino, i semi cotti e l’uovo sodo. Se si alleva con alba-tramonto consultare https://miocalendario.com/albe-tramonti/?anno=2022

A metà Marzo è bene unire i due sessi e formare le coppie stando attentiai litigi. Se si tratta di piccole scaramucce non diamogli peso , invece bisognerà dividere il maschio dalla femmina se si tratta di vere e proprie liti furibonde. Basterà separare i due con divisorio in rete metallica e aspettare che inizino ad imbeccarsi attraverso le sbarrette, a quel punto li riunirete e andranno d’accordo. Il nido deve essere sistemato fissandolo bene nell’angolo della gabbia più luminoso e rivestito esternamente con piccoli rametti di pino in modo dagarantire tranquillità e senso di protezione alla femmina in cova. Se non riusciste a trovare i rametti di pino , pezzi dell’albero di Natale andranno più che bene. Per la costruzione del nido uso offrire iuta, cotone idrofilo, fibre di cocco, muschio. Può capitare che durante la riproduzione il maschio sia particolarmente irrequieto e rissoso; in questo caso è bene separarlo dalla femmina a deposizione ultimata, con il divisorio in rete, in maniera che lei continui a vederlo e non abbandoni il nido. Dopo 13 giorni di incubazione, in genere, avviene la schiusa ; i primi 5 giorni i pullus sono molto vulnerabili ed è bene somministrare alle coppie semi cotti, uovo sodo (almeno 20 min. di cottura). Tali alimenti vanno cambiati almeno 3 volte al giorno, perché irrancidiscono e fermentano. In genere i primi giorni i pullus ricevono un’imbeccata ogni 50 min. ed è opportuno , specie con femmine del primo anno, accertarsi che imbecchino. Io sono solito far uscire la femmina dal nido due volte al giorni: alle 10:00 e alle 15:00. E’ bene non superare le due volte poichè altrimenti la femmina potrebbe impaurirsi e, uscendo dal nido, farebbe cadere i piccoli. Dopo il 7° giorno è tempo di inanellare i piccoli, non dimenticando mai di schermare l’anello con cerotto rosa per evitare che la femmina butti giù dal nido i piccoli. Al 40° giorno i piccoli mangiano da soli e possono essere spostati in gruppi di 6 o 7 in spaziosi gabbioni; è bene evitare sovraffollamento che scatenerebbe fenomeni da stress.

L’incubazione in natura dei piccoli dura intorno ai 12 giorni, con un’oscillazione che va da qualche giorno in più dei cardellini che vivono nel Sud del mondo rispetto a qualche giorno in più di quelli stabilitisi al Nord. Generalmente sono le conifere o gli alberi da frutto i luoghi preferiti come sostegno per il nido.

Ogni cova produce dalle 2 alle 7 uova. I pulli vengono svezzati intorno al 35esimo giorno con semi immaturi e afidi. Finite le cove, i cardellini tornano a riunirsi in gruppi presso i campi coltivati, fino ai primi di settembre.

La muta, un momento delicato 

In tutti gli uccellini (e quindi anche nel cardellino) la muta, anche quella parziale solo delle piume nei novelli, rappresenta un momento impegnativo e delicato. Se sta facendo la muta, il cardellino andrebbe tenuto sotto controllo, eventualmente isolato dagli altri per evitare un sovraffollamento stressante e al riparo da sbalzi di temperatura e umidità. Da un punto di vista alimentare sarà buona norma integrare un paio di volte alla settimana la dieta con alimenti ad alto contenuto proteico e vitaminico (soprattutto gruppo B), come cicoria o carote, evitando eccessi di semi di girasole e niger. Ottimo il cetriolo. Talvolta possono essere necessari anche integratori specifici. In questo periodo un toccasana saranno i “bagni di sole”.

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