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Quando il funerale è in crisi arrivano le bare low cost

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Su Il Mercatino di Caserta e dintorni appaiono le bare low cost. Casse da morto, con un costo competitivo sul mercato delle onoranze funebri.

La notizia è curiosa e allarma i potenziali «utenti» e chissà se, anche da morto, qualcuno possa essere deposto in lastre di legno impregnate da vernice tossica. È solo una ipotesi.

E’ cambiato il costo di gestione del funerale: è low-cost. Quindi, sono finiti i tempi in cui poter lucrare. Oggi è in crisi anche il mercato dei trapassi.

Nella terra dei fuochi, con alto tasso di mortalità, giungono casse provenienti dalla Romania, Cina, Africa e Repubblica Ceca.

Le agenzie funebri non hanno l’obbligo di informare il cliente sulla provenienza della bare, quindi hanno piena libertà commerciale.

Tra le super offerte scontate, c’è anche quella di un’impresa di pompe funebri l‘Outlet del Funerale di Cologno Monzese, in provincia di Milano, che propone sconti del 20% sul “pacchetto elegante”: da 2.499 a 1.999 euro, cremazione inclusa.

Chi non ha mai sentito parlare di Taffo? Chiunque abbia navigato in rete, aperto Facebook o letto un giornale che si occupa di comunicazione si sarà di certo imbattuto nell’agenzia di servizi funebri Taffo e nelle sue campagne di comunicazione.

Un’impresa che si sta facendo spazio è la SAN PIO con il goliardico Tonino Russo che oggi postava sul Il Mercatino di Caserta e dintorni  : 2BARE…1BARA DI PAPA GIOVANNI SECONDO. E 1 BARA IN MOGANO ULTIMA GENERAZIONE euro 500…

LA TESTIMONIANZA – «C’è una forte concorrenza sul mercato dei cofani funebri – spiega Tonino Russo, noto imprenditore funebre – e i costi del materiale che giunge da paesi asiatici ed extraeuropei è inferiore al nostro. Una bara costa dai 120/140 euro, pesa meno della nostra, il legno è di pessima qualità. Non c’è paragone, insomma. A Bari, alcune aziende leader nella produzione di casse hanno dismesso l’attività produttiva, proprio per colpa di un mercato competitivo. Non si tratta di metterci solo salme. C’è la responsabilità morale di un mestiere che, per diverse ragioni, deve avere uno standard di qualità. Bisogna proteggere gli affetti e il dolore di una famiglia. L’onestà è un elemento fondamentale per esercitare un professione complessa. Quindi, io prediligo le bare realizzare da aziende locali e con un standard di qualità».

LA NORMA – L’art. 30 del DPR 285/90 sulla realizzazione delle casse prevede, inoltre, di impegnare materiali di qualità atti al trasporto dei cadaveri, che devono assicurare la resistenza per il necessario supporto del corpo e l’impermeabilità del feretro. Il criterio base è che ogni parete deve essere costituita da tavole di un solo pezzo nel senso della lunghezza e saldamente congiunte. Il Regolamento di Polizia Mortuaria prevede che tutti i cofani funebri debbano prevedere all’esterno il marchio della ditta costruttrice a garanzia degli standard sanitari e costruttivi come disposto dal Ministero della Salute. A molti, però, sfugge la verifica della qualità delle bare. Ed ecco, dunque, dove si nasconde il l’affare.

IL BUSINESS – Morire è diventato un lusso. È di circa 4/6mila euro il prezzo medio per l’estremo addio, tra feretro, carro funebre, certificato di decesso, personale d’assistenza, annunci mortuari, corone di fiori, cerimonia in chiesa, con offerta annessa, lapide e concessione del loculo al cimitero. Un conto salatissimo, che ha registrato un’ impennata di costi, molti dei quali eccessivi. La crisi e la scarsa liquidità. Ecco allora che spuntano un po’ dappertutto offerte e pacchetti per esequie low-cost. Sì, perché anche quello delle imprese funebri è un mercato competitivo che richiede di stare al passo con i tempi.

LA TENDENZA – Con la legge Bersani sono aumentate le agenzie di onoranze funebri. Molte dei quali senza una adeguata esperienza. Il marketing aiuta di sicuro i novelli imprenditori di morti, magari farsi pure un pò di promozione, con quella giusta dose di sarcasmo. I più astuti si sono affidati a società di comunicazione, altri invece lavorano sulla base della loro affidabilità commerciale. Prima, insomma, i costi del funerale si saldavano la sera, cioè a cerimonia ultimata. Oggi il pagamento è ha rate. E ancora. Atri utilizzano la forma del finanziamento bancario o della finanziaria. E c’è chi a Caserta utilizza le cambiali.

LA CREMAZIONE – È in continuo aumento. Ricorrere alla cremazione permette di abbattere i costi cimiteriali: per una tomba si spende mediamente sui 3/4 mila euro. Stessa cifra per i loculi: a Caserta, ad esempio, si spendono 3 mila euro. Il funerale con la cremazione ti porta a risparmiare perché spesso le ceneri si possono collocare nel loculo o nella tomba di un familiare, con una serie di risparmi. C’è anche, però, chi si tiene le ceneri del caro estinto in casa. La tendenza è in aumento.

L’impianto di cremazione in Campania  si trova nel comune di Domicella (AV), vicino Nola ed a 40 minuti di auto da Napoli e risulta il più semplice da raggiungere per gli abitanti del capoluogo campano. A Bari anni addietro nel 2013, e  fece scalpore l’unico impianto di cremazione in Puglia, dove ci furono 850 le cremazioni eseguite al costo di 589euro. Un vero affare.

IL FURTO DELLE CROCI – L’affare del croci nuove di zecca. Alluminio e bronzo, metalli che, però, vengono recuperati prima della cremazione dalle bare. Un nuovo mercato per gli «sciacalli» che hanno scoperto come far soldi. Soldi in contanti e facili, che fruttano una ottima rendita.

Il fenomeno è in forte crescita e negli ultimi anni, in tutta la Campania, si sta allargando a macchia d’olio. È il rame il metallo ricercato e anche quello che fa più gola agli ambienti del riciclo e del commercio nero. Una organizzazione capillare che agisce in barba alla buona fede della gente e, soprattutto, opera senza scrupoli in un momento di debolezza. Agenzie di pochi scrupoli, addetti, collaboratori, ausiliari: in tanti si dividono un mercato ricco di soldi. C’è chi rivende al mercato nero e chi spaccia il materiale per nuovo: veri impostori.

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