Come la televisione ed il computer, anche il cellulare rappresenta uno strumento tecnologico di crescente utilizzo che, come dimostrano recenti e numerosi studi, è anche un oggetto verso il quale si può sviluppare una vera e propria forma di disturbo.
Con la crescita del numero e dei modelli di cellulari, nonché dei servizi offerti attraverso il telefonino, si assiste infatti all’incremento di casi di quella che, in alcuni paesi, è già diventata una malattia sociale definita “nomofobia”.
Con questo termine si indica la paura incontrollata di rimanere sconnessi dal contatto con la rete di telefonia mobile; il termine nasce infatti dall’unione dell’abbreviazione di “no-mobile-phone” e “phobia”.
Le persone affette dalla Nomofobia avvertono stati d’ansia quando rimangono a corto di batteria o di credito, o senza copertura di rete oppure senza il cellulare.
L’uso quotidiano e comune del cellulare rende spesso difficile tracciare un confine diagnostico tra “comportamento normale” e “comportamento aberrante”. Per questa ragione, per l’individuazione di tale problematica è importante osservare tanto gli aspetti quantitativi quanto quelli qualitativi del rapporto con il cellulare.
Dal punto di vista quantitativo , generalmente si parla di “cellularfobia” quando il traffico telefonico quotidiano di un individuo, costituito da chiamate e sms sia in entrata che in uscita, ammonta all’incirca a 300 contatti.
Tuttavia, il problema quantitativo potrebbe anche essere manifestato in termini di lunghe conversazioni con poche persone o ancora l’utilizzo eccessivo potrebbe essere legato all’abuso di altre funzioni presenti nel cellulare.
Inoltre, al di là della quantità di comunicazioni o del tempo passato al cellulare, si può ipotizzare una “dipendenza da cellulare” quando una persona presenta alcuni dei seguenti atteggiamenti-spia:
- dedica la maggior parte del proprio tempo ad attività connesse all’utilizzo del cellulare (telefonate, sms, giochi, consultazioni, uso di foto-videocamere, ecc.), svolte in modo esclusivo o in concomitanza con altre attività;
- controllo frequente del proprio telefono, del livello di batteria, della suoneria e del campo di rete.
- Porta con sè il carica batterie in ogni momento
- manifesta un atteggiamento di estrema affettività verso l’oggetto telefonico che si evidenzia principalmente con la resistenza ad allontanarsi da esso anche per poco tempo;
- mostra un utilizzo del telefonino non giustificato da necessità, bensì come strumento per soddisfare bisogni di ordine affettivo-relazionale e come principale mezzo per comunicare con gli altri rispetto ad altre forme di comunicazione;
- tende ad entrare in ansia o perfino in panico, o comunque a sperimentare stati emotivi spiacevoli, se il cellulare è scarico o se non funziona;
- utilizza il cellulare come mezzo di protezione e di intermediazione per entrare in rapporto con altri con i quali altrimenti non si riuscirebbe a comunicare in modo diretto;
- tende a giustificare l’incapacità a staccarsi dal telefonino con l’uso di alibi (es. ragioni di sicurezza);
- ha l’abitudine di mantenere il telefono acceso anche di notte e di effettuare eventuali risvegli notturni per controllare l’arrivo di short message o di chiamate.
Come tutte le cosiddette “nuove dipendenze”, anche la nomofobia tende a innestarsi ed a manifestarsi soprattutto in relazione agli aspetti più fragili della persona. Se, ad esempio, la persona ha dei problemi di autostima, il cellulare, rispondendo al bisogno di compensare tale problema, tenderà ad essere utilizzato come strumento per affrontarlo. Spesso la dipendenza dal cellulare si associa ad altre tradizionali o moderne dipendenze che sono secondarie alla nomofobia, quali ad esempio la sindrome da shopping, la dipendenza affettiva e la videomania.
Secondo crescenti studi, il fenomeno della dipendenza da cellulare è connesso a stati depressivi.
Ad affermarlo sono i ricercatori della Baylor University in Texas. Secondo gli studiosi le persone che controllano senza sosta il proprio smartphone sono più inclini agli sbalzi di umore e più a rischio depressione. Dai risultati dello studio è emerso che la dipendenza dal cellulare è collegata all’instabilità emotiva e può essere un tentativo di coprire o difendersi da uno stato d’animo negativo. I ricercatori hanno osservato i comportamenti di 346 uomini e donne di età compresa tra 19 e 24 anni.
Controllare la posta elettronica, scrivere testi su facebook o twitter, navigare sul web è un tentativo per distogliere la propria attenzione, i propri pensieri da qualcosa che ci sta preoccupando incessantemente e da cui tentiamo di liberarci, ma ahmè con un effetto a breve termine!
Il rapporto con il cellulare è potenzialmente rischioso per tutti, perché spesso solo parzialmente controllabile, dal momento che si possono gestire soprattutto le chiamate effettuate e meno quelle ricevute.
È per questo che la prevenzione di questa forma di dipendenza è importante quanto l’intervento su di essa nella sua forma più acuta
Pertanto, è importante allenarsi ad un rapporto equilibrato con il cellulare, limitato nel tempo e capace di autocontrollarsi, concedendosi talvolta qualche pausa dalla sua presenza rassicurante.
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